Tra vecchi vinili, mixer e De André: alza il volume, Lorenzo Torelli

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Tra vecchi vinili, mixer e De André: alza il volume, Lorenzo Torelli

Tra vecchi vinili, mixer e De André: alza il volume, Lorenzo Torelli

Si può infilare una pila di vecchi vinili in un borsone ed allestire un Dj Set con un paio di giradischi ed un mixer? La risposta a questa domanda, se la pronunci ad alta voce, si volta mostrando i tratti genuini di Lorenzo Torelli. A Lucca ed in Versilia (ma non soltanto) ormai in moltissimi hanno imparato a dargli del ‘tu’. A 28 anni (ma, occhio, lui quasi non ci crede a questa storia dell’età) la vita sa essere un posto ingarbugliato per chi ha in testa deviazioni implausibili rispetto ad una presunta normalità.

Lorenzo però ha il coraggio di avere coraggio: armato da una passione quasi ancestrale per i vinili e per le grandi Hit del passato – quella musica nazional popolare che è manifesto acuto di corposi stralci del Paese – decide di giocarsi la carta dell’empatia. Questa roba è un detonatore di emozioni, quindi i palati fini vadano pure a farsi benedire. Avanti Vinyl Trash. Sì, il nome assume quasi sembianze ossimoriche, ma resta piantato lì, potente, tra le pareti della corteccia cerebrale. “Non so ancora – confessa lui – se è la mia definizione come artista oppure se inquadra la mia produzione musicale. Me lo sto chiedendo da un pezzo senza trovare la risposta giusta, ma mi piace”.

Piccolo stacco in avanti. Andiamo dritti al momento in cui si consuma il pezzo di magia. Il talento di Torelli attira discoteche, pub e discopub, dal centro storico di Lucca fino alla Versilia. Lui continua a crescere e fa divertire un mucchio di gente, sospinto dal sostegno del padre, scomparso da un anno: “Ha approvato i miei progetti da subito, anche quelli universitari. Posso dire che è stato davvero decisivo per il mio percorso”.

Da un pezzo, però, c’è da fare i conti con la pandemia. D’un tratto il mondo è diventato una scatola ovattata e i mestieri che aggregano fisiologicamente centinaia di pulsazioni attraversano uno sfibrante stand by.

Lorenzo, cominciamo dalla fine: come fa un DJ a reagire ad una crisi come quella pandemica? 

“Non è semplice, ma è sicuramente necessario reagire, visto che non c’è altra scelta. Credo che sia necessario prendersi questo tempo e renderlo prezioso, senza sprecarlo, usarlo per lo studio, per una crescita personale e un contatto anche un po’ più intimo con noi stessi, che spesso può mancare nella routine della vita di tutti i giorni. Io mi dedico molto allo studio, con la testa a quello che verrà, a quello che potrò fare quando piano piano torneremo alla normalità. Diciamo che mi tengo pronto per tornare a fare festa, questo va sempre tenuto a mente”.

Chiudi gli occhi e ricordati il mondo prima del Covid: cosa ti viene in mente?

“Ecco, con questa domanda potrei mettermi a piangere. Mi torna in mente tutto, tutto quello che per me era normale. I miei dj set sono fatti proprio di ogni cosa che ci è stata tolta: tantissime persone che ballano e intonano canzoni. Vedi, nelle mie serate si canta sempre molto, musica quasi spenta e voce che va a innestarsi sui ritornelli. Questo non me lo scorderò mai, a prescindere dal covid: se chiudo gli occhi e penso a quello che faccio, penso a questo. Le persone che cantano tutte davanti alla consolle: le mascherine e il distanziamento purtroppo non ci vanno molto d’accordo. Il coprifuoco poi nemmeno a dirlo”.

Pensi che per la stagione estiva si possano riconquistare, almeno parzialmente, gli spazi ed il tempo perduti? Cosa bisognerebbe fare secondo te per ridare linfa al settore? 

“Spererei che anche il covid, con la bella stagione, avesse un po’ voglia di andarsene in vacanza, mi sembra che il suo lo abbia fatto. Scherzi a parte, purtroppo non si può sapere: quindi non mi sbilancio anche se sono fiducioso. Per quanto riguarda il settore, ho bene in mente cosa bisognerebbe fare, ma il problema è in realtà cosa si può fare. Il nostro è un comparto che ha bisogno di una certa situazione, dell’assembramento, di persone senza mascherina che vanno in giro dopo le dieci, che si abbracciano, che cantano a squarciagola una accanto all’altra, di un clima tranquillo, rilassato, che porti voglia di festeggiare. Non ci sono scorciatoie, c’è bisogno di questo e sicuramente ci vorrà tempo”.

Non solo musica: nel frattempo ti stai interessando anche di comunicazione. Che progetti hai? 

“Questo è uno spoiler che ti hanno fatto, non tutti lo sanno ma sì, ho iniziato da un anno e mezzo a studiare scienze della comunicazione all’università di Pisa. Cerco di conciliare lo studio con la mia “carriera” da dj, anche se ora è fin troppo semplice riuscirci. Sto comunque indirizzando il mio percorso di studio verso un approfondimento musicale, facendolo andare verso le mie passioni. Per i progetti non saprei, mi vedrei bene in una radio, potrebbe essere figo, sicuramente”.

Cosa diresti ad un ventenne che oggi aspira a fare la tua carriera?

“Ad un ventenne come me, che posso dire? Intanto che io non ho fatto nessuna carriera, sono un ragazzo a cui piace suonare, che ama la musica e ha la fortuna di poter fare il dj in alcuni locali della sua città e non c’è niente che mi renda più felice. Mi trovo molto bene a fare quello che faccio e questo mi invoglia sempre di più ad andare avanti, per fare carriera davvero, magari, un giorno. Comunque lo metterei sicuramente in guardia perché il mondo della nightlife è terreno d’elezione di furbi e di soggetti che a volte hanno un sorriso un po’ falso. È fondamentale fare attenzione alle persone di cui ci circondiamo e poi, per combattere queste dinamiche senza farcisi incastrare dentro, servono solo passione e un bel sorrisone, andare avanti con le proprie idee”.

Hai dei modelli che ti ispirano?

“Molti, soprattutto i miei amici, sanno che ho dei modelli che sono per me fonte di ispirazione. Non sono proprio modelli che si associano alla figura del dj, ma io sono molto legato al cantautorato italiano. Fabrizio De André per me è tutto, ma in generale l’intera musica italiana mi ispira e cerco, anche un po’ contro corrente, di portarla nei miei dj set. Parlo di una cosa che mi viene spontanea e per fortuna spesso funziona”.

Dopo quello che è successo il mercato del lavoro si è trasformato radicalmente, eppure alcune modalità espressive, come la tua, hanno bisogno del contatto fisico. Di guardarsi, sfregarsi, sentirsi liberi di condividere il momento: le esibizioni a distanza per voi non potranno mai essere contemplate?

“C’è chi fa live a casa o in studio, io ci ho provato ma non mi piace, non è paragonabile. Per carità, a suonare in mutande sul terrazzo per le live ho sudato un po’ meno, ma preferisco sudare in un locale con la gente, e forse i miei vicini saranno d’accordo con me”.

Sei d’accordo con quegli artisti che hanno deciso di fermare le loro produzioni fino a quando non si ripartirà davvero?

“Qui parliamo di un parere soggettivo, il mondo della musica è ampio, un produttore produce per molti artisti e non si fermerà mai. Io sono dell’avviso che i miei progetti usciranno quando potremo tornare a vivere il nostro settore appieno, per dare il giusto valore e significato a quello che faccio ho bisogno di questo e penso sia normale”.

Come ti immagini tra 10 anni?

“Dieci anni? Cerchiamo intanto di immaginarci tra un anno, che già mi sembra un miraggio. Intanto penso all’anno prossimo, spero di non essere troppo positivo se mi immagino a suonare di nuovo, a ballare e uscire la sera con i miei amici, di tornare alla normalità”.