Puccini alla ricerca della Lucca perduta

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Puccini alla ricerca della Lucca perduta

Puccini alla ricerca della Lucca perduta

di RUBINA MENDOLA

In un passaggio veloce o nel corso di una sosta lunga nella ducale e guelfissima Lucca, godendo assai, lungo paesaggi urbani con più di cento chiese e con piazze simili a scrigni da taschino, tutte cose molto incantevoli e protette dal suo “arborato cerchio” fatto di integri e rigorosi spalti tardo-rinascimentali, più d’uno si sarà domandato se in realtà Puccini sia, o non sia, ‘pertinenza’ lucchese.
Uno se lo domanda non per niente, ma anzi solleticato dal curioso dualismo ‘percepito’ ed esteticamente irriducibile, quello Torre del Lago/Lucca. Puccini a Lucca c’è nato e cresciuto, a Torre del Lago ebbe una seconda opportunità, una vita “rinata”, riscattata dalla beghineria di allora. Ormai dappertutto si sa che Lucca è un capolavoro e che i lucchesi hanno il pregio di aver difeso benissimo i suoi tesori dalle aggressioni edilizie storpiatrici di centri storici, ma non proprio tutti, visto che non altrettanto bene hanno custodito Puccini e la risorsa che in molti sensi poteva rappresentare per loro.
La vicenda di una parziale incomunicabilità che slega e lega Puccini a Lucca sembra esser stata in parti uguali politica e culturale, e forse con un lieve sentore sadomasochistico. Dunque, non già divertita e consenziente threesome come nelle più leggendarie tradizioni delle dangerous liaisons, ma triangolo greve assai dolente e tormentato, pure con diverse ripicche e litigiosità inconcludenti.
Giacomo Puccini non riusciva a godere delle simpatie della sua città, visto che Lucca era il posto della famiglie “a modo”, della discrezione, dei pochi frulli e dirottamenti, mentre Puccini era un burlone senza riguardi per la rispettabilità convenzionale, un esempio di deragliamenti specialmente sentimentali.


Cosa è successo? Se si pensa a Mozart e alla sua fortuna postuma, per esempio, penserà inevitabilmente anche a Salisburgo, l’uno richiama l’altra in modo esclusivo, ed è così nonostante il fatto che il periodo più inventivo della carriera musicale Mozart lo abbia vissuto a Vienna. Invece c’è voluto molto tempo perché le identità di Puccini e Lucca iniziassero a rinviare l’una a l’altra in modo più stretto, ma soprattutto più convincente.
Le motivazioni e gli antefatti di queste complicazioni sono varie e non sempre ragionevoli. Puccini era detestato da tutto quell’establishment lucchese a base di puritanesimo brodoso e inane, anche perché aveva una relazione con la moglie di un noto mercante, ma in più da quattro generazioni i Puccini erano maestri di cappella del Duomo di Lucca e fino al 1799 i loro antenati avevano lavorato per la prestigiosa Cappella Palatina della Repubblica di Lucca, quindi era scandaloso che lui intendesse rinnegare questa prescrizione genealogica.
Il suo ‘destino’ era diventare un musicista per la chiesa, come suo padre e suo nonno prima di lui e il bisnonno, ma il destino fu diverso e si aprì la differente strada della lirica.

Se ne andò a Milano trovando successi, ma la società lucchese di quel tempo non gli perdonò il trionfo, scossa nella propria alterigia puritana-campanilistica dall’eccentricità di Puccini, e finì per essere liquidato a rango di parvenu. Si spostò a Torre del Lago, in Versilia, con la moglie di quel mercante lucchese, perché non potevano certo vivere a Lucca date le crudeli e ataviche circostanze e rimostranze, e trattandosi di un’unione ‘illegale’.
Trovò lì la pace di un rifugio ‘libero’ che molto desiderava e che Lucca gli aveva negato.
A quel punto era l’erede di Verdi e il “re” dell’opera lirica, aveva ormai anche molto denaro e quando poteva tornava a Lucca a far spacconate per esibirlo, provocando ire e invidie. La verità è che Puccini fu dimenticato dai lucchesi già da vivo. Si tentò di rinnegare la ‘lucchesità’ di Puccini ed è così che ebbe inizio il distacco. Mozart a Salisburgo sembrava destinato alla stessa fine, dato che venne buttato fuori dalla corte e odiato dalla buona società salisburghese. E anche lui si sposta per insofferenza, e va Vienna: le storie sembrano talvolta sovrapponibili.
Negli anni la fortuna critica di Puccini ha subito un’inflessione legata alle riserve che la critica musicale sostenitrice della musica atonale e dodecafonica esprime nei confronti di quella tonale e melodica, squalificandola come triviale (Massimo Mila parla, a proposito, di un “trio dei disgraziati”, ovvero Tchaikovsky, Rachmaninoff e Puccini). Mozart invece ha vissuto di inesausti consensi, restando sempre apprezzato e ‘popolare’
Il suo nome è indissolubilmente legato a Salisburgo: negli anni ‘20 arriva il Festival di Salisburgo ed è così che il culto mozartiano trova un unico luogo ufficiale. Invece in Italia, Lucca si dimostra totalmente disinteressata a Puccini. Nella metà degli anni’50 nasce in Versilia il Festival di Torre del Lago, lo spunto è una commemorazione che nel 1930 fecero gli amici di Puccini -Gioacchino Forzano e Pietro Mascagni- mettendo in scena davanti alla sua villa alcune opere del maestro. Da quel momento Puccini diventa la chance culturale e turistica della Versilia, luogo altrimenti condannato a essere all’ombra di Lucca perchè meno attraente rispetto al neonato mercato del turismo di massa.


La dinamica elementare del “visto che non lo volete voi allora ce lo prendiamo noi” è stata l’effetto pratico di quella damnatio memoriae; e così la politica regionale individua in Puccini la svolta per la Versilia, tanto più che Lucca non aveva mostrato interesse. Ma a un certo punto a metà degli anni ‘90 Lucca si scopre luogo d’interesse turistico e nel 2004 Andrea Colombini, imprenditore culturale e direttore d’orchestra, progetta e realizza un’idea davvero moderna e generosa di ‘evento culturale’, il “Puccini e la sua Lucca”, primo festival pucciniano al mondo permanente e con sede nella città natale di Puccini. La differenza fra i due poli è strutturale. Torre del Lago, col Festival pucciniano di Torre del Lago presenta un evento temporaneo (dal 20 Luglio al 20 Agosto, un mese di opere liriche pucciniane intere con orchestra) con contributi ministeriali e regionali, mentre Puccini e la sua Lucca, coraggiosa iniziativa privata che investe dalla propria tasca, propone ogni giorno alle 19:00 presso la chiesa di San Giovanni e per tutto l’anno recital di musiche pucciniane. Così che ogni giorno Lucca è la città di Puccini e la sua musica diventa una colonna sonora quotidiana della vita cittadina.
L’errore è stato ragionare in modo provinciale, invece di farsi una bella “gita a Chiasso”. Si era creduto di vedere in questa novità culturale l’incipit di una rivalità e di una minaccia invece che la possibilità di avviare un patrimonio esteso, da valorizzare in complicità fra due territori legittimamente ‘pucciniani’.
In fondo, Vienna non ha mai detto a Salisburgo “eh, ma le opere più importanti Mozart le ha composte qui da noi, non certo lì a casa sua!”, si è scelto di convivere armoniosamente con la doppia anima mozartiana, viennese e salisburghese. Invece di mettere ostacoli alle novità e promuovere gli occhi addormentati, non sarebbe stato più furbo e intelligente risparmiarsi alcune decine d’anni di faticose e penose bagarre (con quell’effetto, diceva Gadda, di “bozzetto grottesco-grullo”), nonché il ritardo imbarazzante verso la Modernità?