“Tè verde”: perché il nuovo singolo di cecilia è una dichiarazione di fiducia nella musica e nel prossimo

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“Tè verde”: perché il nuovo singolo di cecilia è una dichiarazione di fiducia nella musica e nel prossimo

“Tè verde”: perché il nuovo singolo di cecilia è una dichiarazione di fiducia nella musica e nel prossimo

Passo dopo passo tutto quello che eravamo scivolerà via. La voce è velata da un oceano di increspature, nascoste con disinvoltura. Succede, quando ci credi davvero. Quando le parole collimano esattamente con il bordo dei pensieri. Ora cecilia scandisce il ritornello a memoria, ed è soltanto una videochiamata dalla Svizzera, ma lo percepisci che ha avuto il coraggio di mostrare il lato più autentico, quello vulnerabile. Quello che non lascia lividi in superficie, perché predilige le ferite profonde. “Tè verde, il mio nuovo singolo, parla di riconciliazione. È un momento di comunione ritrovata tra due persone che prima erano molto vicine, ma poi si sono perse. Tra di loro è sorto un muro che appare invalicabile”. Ora raccoglie il ginocchio nel gomito, mentre il telefono continua a tintinnare ed un cane (il mio, ndr) prova a distrarci. Cecilia Del Bono, però, non è una di quelle persone che puoi distogliere facile dall’obiettivo. “Sapevo di voler fare la cantante già all’età di 8 anni. Per me è sempre stato un credo laico, una religione profonda”. Se il talento si fa un giro di giostra accanto ad una determinazione feroce il risultato è una deflagrazione magmatica. “Credo che il mio nuovo singolo abbia un linguaggio accessibile, sia per il testo che per le sonorità. La produzione resta concettualmente internazionale, ma – prova a mimare l’idea gesticolando nella videocamera del telefono – ti arriva in modo più diretto”.

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Prima di intervistare leggere attentamente le avvertenze: cecilia – non – ama – le – etichette. Non prendetemi in parola: non mi riferisco alle case discografiche. È più una cosa che ha a che fare con i luoghi comuni, ecco. Lei li scansa con sicurezza da veterana, respingendo una domanda di rito che mi rendo conto essere asfittica un istante dopo averla pronunciata. “A quale genere musicale appartengo? A nessuno in particolare – ti crivella – anche se certamente ho avuto anch’io le mie influenze. Penso al neo soul e all’R&B: ho consumato interi dischi di Aretha Franklin, di Robert Glasper e di tutti i maggiori interpreti di questi filoni. Il risultato di oggi però si colloca in uno spazio che mi appare nuovo, spero originale, unico”.

cecilia è autrice di tutti i suoi testi. Adesso è in quella fase della sua carriera artistica che potremmo battezzare “dei singoli”. L’urgenza interiore di fare musica l’ha condotta oltre le linee sconnesse tracciate dalla paura che esplode quando lasci la comfort zone. Una spolverata di fortuna ha sospinto l’audacia. “Nel 2017 vado a Milano – racconta – senza conoscere nessuno. Prendo una stanza con altri due coinquilini, in un appartamento rivedibile. Sapevo che per coltivare i miei obiettivi questo poteva essere il contesto più adatto: troppo piccola e avida di opportunità Lucca, per sperare di cambiare la tua mano di carte. All’inizio ho deciso di frequentare una scuola per ottenere una licenza di didattica in canto moderno, ma era solo per 5 giorni al mese. Mi trovavo con altri 25 giorni sostanzialmente liberi per esplorare e creare, ma non succedeva molto. Poi un giorno – il fato che si infila nei progetti – accompagno un’amica alla Peer Music, una casa editrice musicale. Mentre me ne sto seduta nella sala d’attesa spunta uno dei manager ed inizia a farmi qualche domanda. In breve gli rispondo che scrivo canzoni e lui mi chiede di inviargliele. Può sembrare strano, ma decido di non farlo. Non mi sentivo ancora pronta, sapevo che non era il momento giusto”.

La sliding door cucita su misura però è soltanto rimandata: cecilia cambia appartamento, conosce altre persone, inizia a registrare in studio. I pensieri vengono trasfusi in musica. L’approdo adesso è più vicino a quello immaginato: più maturo e consapevole rispetto ai progetti precedenti. “Nel 2015 – ricorda – ero una ragazzina ancora un po’ ingenua. Esco con il mio primo EP, Timeless, ma il percorso è in salita. Poi faccio un disco supportato da una campagna di crowdfunding, ma ancora sento che non ci siamo. Le mie grandi aspettative erano minate da un senso di delusione profondo”. 

Ora però è il momento giusto. Le canzoni lasciano lo studio di registrazione e finiscono sulla scrivania del manager della Peer Music. Da lì rimbalzano nelle tempie e suscitano un pollice diretto verso l’alto. cecilia conosce “Futura Dischi” e sente di aver appena cominciato. Si ripete che per vincere il talento non basta. Devi essere disposta ad allenarti forte. Così si prende un paio di anni per affinare ulteriormente la sua arte. Studia, approfondisce, lavora su un approccio autentico. Quasi un credo mistico che genera “?”, un disco che la rappresenta davvero perché, rivela, lei si fa tonnellate di domande. È l’inizio di una nuova fase, che oggi sfocia nella riconquista dell’italiano come lingua prediletta. “Non lo avrei mai creduto – confessa – perché, se tolgo i grandi cantautori classici, ho sempre preferito cantare in inglese. Il mio percorso, invece, mi ha portato qua”. Oggi il propellente buono per Tè Verde è una community che racconta 12 mila ascolti mensili su Spotify. Una credibilità conquistata nel tempo, mischiando fortuna e volontà.

Nel bel mezzo c’è una pandemia. “Senza concerti e showcase – commenta amara – il nostro settore rischia di essere azzerato. Spero davvero che la politica riesca a calarsi nei nostri panni, perché se non troviamo soluzioni sarà un disastro. Moriremo di fame? Sì. Ma prima ancora moriremo di sogni infranti. E se non sogniamo, almeno un po’, la vita perde di significato”. In Svizzera, dove convive con il suo compagno, Cecilia tiene lezioni di canto online, anche se non è la stessa cosa. “Qui c’è il lockdown totale – ti spiega – e l’unico lato positivo che riesco a scorgere è stato quello di avere più tempo per lavorare sulla mia musica. Il Covid ci ha costretto a rallentare e in parte è riuscito a ripulire i nostri pensieri, facendoci soffermare sulle cose che contano davvero per ciascuno di noi. Fosse durato qualche mese sarebbe stata anche un’esperienza formativa. Adesso però ci sta distruggendo”.

Proprio in coda ci casco di nuovo, nel tranello dei cliché usurati: “Se sono una cantante? No, è un termine che odio. Non mi definirei neppure cantautrice. Sono soltanto io, con una voce, un piano (che preferisce alla chitarra) e qualcosa da dire”.

Una replica saggia. Del resto, questo è il periodo della consapevolezza. “Cosa direi alla Cecilia di 18 anni se me la trovassi davanti oggi? Di non avere fretta, studiare, ascoltare tanta musica, lavorare tanto su di sé, non imitare nessuno, scoprire sempre di più. Di fare della musica la propria religione. Le direi che serve tempo per arrivare: le cose immediate non rimangono. Quality over quantity, sempre”.

Tè verde diventerà presto anche un video, girato da Greta Antoni. Il singolo è stato scritto da Cecilia, prodotto da Danny Bronzini, mixato da Giuseppe Petrelli e masterizzato da Giovanni Versari. Esce per l’etichetta Futura Dischi (casa editrice Peer MUsic italy, distribuzione Sony Music Italy, ufficio stampa Astarte Agency. La manager di Cecilia è Flavia Guarino).

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