“La musica è solo in pausa”: lirica, metal e tenacia, la missione di Chiara Manese

Home / Storie / “La musica è solo in pausa”: lirica, metal e tenacia, la missione di Chiara Manese
“La musica è solo in pausa”: lirica, metal e tenacia, la missione di Chiara Manese

“La musica è solo in pausa”: lirica, metal e tenacia, la missione di Chiara Manese

La musica che ispeziona la stanza prenota un posto in prima fila tra le pieghe dell’anima. Babbo inserisce un altro disco, senza costruire recinti per l’immaginazione. Accovacciata in salotto, Chiara contempla una cadenza infinita di generi musicali, socchiudendo le palpebre. Classica, pop e rock convivono senza prenderla sul personale nello spazio che divide le poltrone dal giradischi. Il sangue erompe nelle vene. La pelle canta. È un processo osmotico semplicemente inarrestabile.

Chiara Manese sceglie accuratamente le parole, senza girarci intorno. Lirica e Metal sono due due urgenze che non si sono mai escluse a vicenda. “A 11 anni – racconta – ho iniziato ad avvicinarmi alla chitarra rinascimentale, per poi passare a quella elettrica. Ad un certo punto ho deciso di fare una lezione di canto lirico per scherzo e da lì è iniziato tutto. Mi sono laureata esattamente 11 anni fa al Conservatorio di Firenze”.

Che cosa fa una cantante lirica subito dopo gli studi?

“Nel mio caso – confessa – c’è stato tutto un periodo di perfezionamento della vocalità. Ho vinto alcune borse di studio, come quella al teatro lirico di Spoleto, e poi mi sono diplomata in music management e marketing musicale. Inoltre ho acquisito le competenze necessarie per l’event management in ambito musicale”.

Quando hai iniziato a lavorare davvero?

“Nel 2015, al Teatro dell’Opera del Cairo. Poi si sono alternate molte tournée: ad esempio in Messico con l’Orchestra Osem e in Turchia con l’orchestra dell’università di Ankara. In Italia, invece, ho avuto modo di collaborare per Fondazioni liriche come quella di Piacenza e con Festival lirici come l’Undici Lune di Peccioli, il Valle d’Itria in Puglia, il Festival del Mediterraneo in Calabria, il Puccini e la sua Lucca Festival. Inoltre lavoro con società che propongono stabilmente repertorio operistico: è il caso di Italian Opera Florence”.

Lirica e Rock: come nasce questo singolare connubio? Come si passa con disinvoltura da un genere all’altro?

“Faccio dischi rock e metal da quando ho 24 anni. Ho iniziato dapprima con alcune produzioni come turnista, poi sono arrivate quelle con band mie. L’ultimo disco? È uscito a maggio 2020, per i Blut, una formazione di Milano. Inoltre sono appena entrata in una band molto prestigiosa che è attiva dal ’96 e che cercava la cantante. Se oggi faccio un bilancio posso dire che con il Metal mi sono tolta soddisfazioni ed ho potuto conoscere molte culture differenti, viaggiando spesso in tour nell’est Europa. Lo switch metal/classica? Per me è un vantaggio. C’è voluto del tempo, ma oggi mi sento eclettica, fiera di me stessa. Mi sono data da fare per anni ed ho costruito una vocalità pop-rock, ma non mi sento arrivata. Un punto di vantaggio lo attribuisco alla lirica, che ho scelto come mestiere, perché c’è un aspetto recitativo che è molto forte.

La pandemia ha incrinato le certezze di molti, dilaniando in particolare il mondo dell’arte. Come la stai vivendo?

“Posso ritenermi fortunata, perché comunque ho sempre continuato a lavorare con i concerti in streaming, mentre altri colleghi non si sono mossi. In questo momento sto osservando molto, sto analizzando. Vedo che molte persone non ce la fanno più, sono sfinite. Sono davvero preoccupata: vorrei dire loro che bisogna resistere, perché momenti migliori arriveranno sicuramente. Oltre le nuvole c’è un mondo che ci aspetta, bisogna crederlo, perché l’umanità non può fare a meno dell’arte. Abbiamo attraversato guerre di trent’anni, tragedie, epidemie, ma la musica al massimo è stata messa in pausa, poi abbiamo sempre ridato play. Non possiamo prescindere dall’arte”.

Esci da un concerto ed inciampi nella te ventenne: cosa le dici?

“Le direi di fare tutto quello che vuole, ma se ci penso bene poi alla fine l’ho fatto. Certo, ho commesso errori, ma mi sono serviti. Tornassi indietro dovrei rifarli, altrimenti non sarei quella che sono ora. Mi hanno fatto capire tante cose e sono cresciuta. È lo stesso discorso che possiamo fare per le delusioni: la lirica è un mondo difficile, popolato da persone non così luminose come si potrebbe credere. Ci sono alcuni che tentano di affondarti, di tirarti giù: non sono fatta di pietra, ho sofferto, ho pianto tanto, ma sono ancora qua. Non sono riusciti a farmi desistere”.

Sei pronta ad andare in scena: cosa pensi dieci secondi prima di salire sul palco?

“Mi guardo dentro, non c’è solo la mera concentrazione. Mi chiedo cosa posso dare alla gente che è venuta a vedermi. Se ci sono delle ombre le chiudo dentro ad un cassetto, perché le persone meritano il meglio di me, anche se è un’operazione difficile. In fondo non si nasce forti. Si diventa forti”.

Una colonna sonora che senti cucita sotto pelle nella lirica e nel Metal?

“Penso ad Habanera di Carmen, per il testo e per il movimento della melodia che ha qualcosa di sensuale: trasmette il manifesto di una donna sicura e fragile allo stesso tempo. Anche le persone forti hanno la loro parte vulnerabile, che non va nascosta. Il lato rock? Posso dire un qualunque pezzo dei Nightwish: sono stati fonte di grande ispirazione, al punto che ho fatto parte di una tribute band per diversi anni. Con i loro brani riesco ad esprimermi bene perché inizialmente avevano una frontwoman lirica”.

Talento e dedizione: da che lato pende la bilancia?

“Ammetto di essere una grande fan della dedizione. Al talento ci credo poco. Non ci nascondiamo: servono tanto studio e tanti soldi per fare questo mestiere. Quando ero una ragazzina ho fatto ogni genere di lavoro e per fortuna ho avuto una famiglia che mi ha sempre sostenuto. Se vuoi davvero qualcosa la ottieni, sempre con onestà. Le scorciatoie? Me le hanno praticamente servite davanti, ma ho sempre rifiutato. Sono arrivata ad essere la Chiara Manese di oggi con le mie sole forze e questo continua a rendermi orgogliosa”.