Ironia, tecnologia e un’approfondita conoscenza dell’arte e della sua storia: Dario Andreotti è un giovane critico d’arte lucchese che, sul suo canale YouTube, racconta e illustra l’arte in ogni sua declinazione e forma, ripercorrendo con simpatia, leggerezza e competenza la storia di personalità e correnti artistiche moderne e contemporanee. Durante l’intervista, oltre ad illustrare ciò che fa e come ci è arrivato, “Ddderio” espone il suo pensiero sull’arte contemporanea e sul sistema che le ruota intorno, giungendo a conclusioni critiche ma assolutamente interessanti.
Dario, che percorso di studi hai fatto e come mai sei così appassionato di arte?
Un percorso totalmente umanistico: in triennale ho studiato scienze dei beni culturali (storia dell’arte), mentre adesso sto finendo la specialistica in arti visive, incentrandomi sull’arte contemporanea. Se l’aspetto pratico della materia è stato una piacevole costante amatoriale fin da quando ero piccolo, ho poi intuito, ai tempi del liceo, che forse anche l’aspetto teorico potesse interessarmi. Non ero così tanto fiducioso, però poi da una scintilla ne è nata una fiammetta.
Cosa ti ha portato a raccontare l’arte contemporanea attraverso i social?
Mi sono reso conto che l’università si trova in differita rispetto alla nostra realtà contemporanea: i mezzi, i messaggi e gli ipotetici destinatari di una sensibilizzazione all’arte contemporanea rimangono vincolati ad un che di storico. Poi non condivido la forma che sta assumendo l’idea “arte contemporanea” di questi tempi. Questa idea viene tendenziosamente incastonata in una forma preziosa, ermetica ed elitaria che ne condiziona sia la ricezione ma anche e soprattutto la stessa creazione. Una volgare volgarizzazione attraverso mezzi semplici e immediati, quali i social, penso aiuti a sdrammatizzare questa situazione.
Quali sono i riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Oltre che da qualche personalità influente incontrata nel mio percorso, sono stato influenzato da tutto ciò che mira alla decostruzione e relativizzazione della realtà, convinto del fatto che la contemporaneità non è totalmente afferrabile con uno sguardo e che la vera complessità risieda nella semplicità.
Artisti, galleristi e critici: cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?
Il sistema dell’arte contemporanea italiano si è accorto che esiste internet grazie ad una pandemia. Purtroppo da quando l’arte si è fatta sistema, il capitale ne è diventato il motore. E l’Italia non va fortissima in queste cose. Però il bello è che la creatività viene prima di ogni struttura.
E dell’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole?
L’insegnamento nelle scuole, in generale, non è cosa semplice. Ancor meno se la materia viene marginalizzata. Forse basterebbe focalizzare l’attenzione sul perché si studia tale materia e tentare di suscitare un qualcosa piuttosto che spiegarlo nella sua totalità. La curiosità è un bel motorino.
Oggi qual è l’approccio dei giovani all’arte?
Purtroppo l’approccio dei giovani all’arte visiva non è dei migliori, ma sono convinto che il problema risieda appunto in quella tendenziosità che il sistema dell’arte si impone di mostrare. Per una maggiore apertura alla cultura penso sia necessario ridurre etichette e filtri quanto più possibile, garantendo un incontro spontaneo e vero.
“Lo potevo fare anche io”, in molti lo pensano ma tra dire e fare c’è parecchia differenza. Ecco, quello che fai tu lo possono fare tutti? Cosa è necessario?
Siamo così diversi e così diversi sono i nostri modi di esprimerci. Io non so ancora perfettamente cosa stia facendo, ma sono sicuro che posso e devo migliorare. Per fare quello che faccio io? Forse un pochino di indole comunicativa e guardare con un occhio i libri e con quell’altro ciò che ci circonda.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Scoprire e scoprirmi, senza spogliarmi.
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