Giacomo Galligani: «La mia vita dedicata all’arte fra musica e disegno»

Home / Storie / Giacomo Galligani: «La mia vita dedicata all’arte fra musica e disegno»
Giacomo Galligani: «La mia vita dedicata all’arte fra musica e disegno»

Giacomo Galligani: «La mia vita dedicata all’arte fra musica e disegno»

Siamo abituati a vederlo suonare sul palco insieme alla nota band locale “Formiche nell’orto”, ad ascoltarlo sfatare, a colpi di piatti e di tamburo, i miti e i luoghi comuni della vita lucchese, a intonare insieme al pubblico in delirio “Moleskine” o “Welcome to e Lucca” e a scandire quegli appuntamenti fissi – come il 25 dicembre all’Ottavo Nano – a cui un’intera generazione non può dire di no. Ma quella per la musica, non è l’unica passione di Giacomo Galligani, 35 anni e un amore per l’arte che scuote bacchette e pennelli.

A riprendersi quello spazio che, crescendo, aveva deciso di dedicare interamente a note e spartiti, infatti, ci hanno pensato il disegno e la pittura: due vecchie fiamme che, negli ultimi anni, Giacomo aveva messo da parte, per riscoprirne il valore a 29 anni e decidere di farne il suo lavoro attuale.

Del resto, come si dice, “non si sa mai cosa ti riservi la vita”. E proprio mentre credeva che la musica fosse la sua unica strada, è stato allora che ha incontrato il bivio. Uno di quelli senza segnaletica, dove, a guidarti nella direzione giusta, c’è solo il cuore.

«Dopo vent’anni di studio della musica in varie scuole moderne e nel conservatorio Mascagni di Livorno, dove mi sono specializzato in percussioni, sei anni fa ho capito che la mia vera vocazione fossero il disegno e la pittura» racconta. Prima di quel momento, quel genere di arte, aveva trovato spazio, nelle sue giornate, solo fra le sperimentazioni di un adolescente, quando alle scuole medie, grazie ai consigli dell’amico Nicola Vannucchi, era scoccata una scintilla.

Perché quel fuoco divampasse però c’è voluto il vento giusto. «Qualche anno dopo, infatti, ho finito per perdere completamente il rapporto con il disegno e con la pittura per ritrovarlo, dopo una vita dedicata alla batteria, quando ho avuto l’occasione di lavorare come assistente pittore di Simone Bianchi, noto disegnatore della Marvel».

Un incontro che ha segnato un momento di svolta. «Ho iniziato così a dedicarmi fino a dodici ore al giorno al disegno: da zero a mille in pochissimo tempo. È stato allora che ho capito di dover cambiare lavoro e dedicarmi più all’arte che alla musica». Due mondi, in realtà, tenuti insieme da un fil rouge, uno di quelli in grado di trasferire energia vitale da un capo all’altro. Un’attrazione forte come un magnete. «Suonare e dipingere sono due attività incredibilmente collegate – precisa Giacomo – oserei dire, connesse. E anche se oggi mi dedico più al disegno che alla musica, quest’ultima resta una parte importante di me. Salire sul palco durante un concerto è un’emozione unica: lo scambio con il pubblico mi dà quella botta di vita e di socialità di cui ho ancora bisogno. Al contrario, quando dipingo sono ‘one man band’». Un po’ come dire lo yin e lo yang. Ma forse è proprio questo binomio che lo anima davvero. «Del mio lavoro, mi piace il fatto che dipenda solo da me – spiega – Oltre all’idea di poter realizzare su carta pensieri e fantasie. Fin da piccolo ho amato creare le mie storie, i miei personaggi, le mie ambientazioni. Ecco, il disegno e la pittura mi danno proprio questa opportunità: renderli concreti».

Acquisita questa consapevolezza, Giacomo si è iscritto all’accademia Nemo di Firenze, per seguire il corso di Designer, iniziando anche a lavorare in proprio nello studio aperto sotto Torre Guinigi. «Nell’ultimo anno, ho lavorato principalmente su commissione anche grazie alla visibilità ottenuta tramite i social (Giacomo Galligani art su Facebook e Instagram) o attraverso il mio sito www.giacomogalligani.com». Lì infatti, c’è molto di Giacomo. Schizzi, prove, colori, esercizi su materiali diversi, ma anche opere concluse, versioni finite che sanno di perseveranza e dedizione.

«Spendo tanto tempo a lavoro, con una costanza maniacale – afferma – ma il ritorno, in termini di soddisfazione, è qualcosa che mi riempie corpo e anima, soprattutto quando riesco a superare certi limiti personali o a vendere le mie opere perché arrivano alla gente».

Ogni tappa raggiunta, opera consegnata o complimento ricevuto, è scandito con chiarezza nella memoria di Giacomo. «Ma se dovessi scegliere un momento soltanto, il più significativo della mia carriera, direi senz’altro Lucca Comics & Games dove, due anni fa, ho venduto i primi quadri che non fossero cover, ma interamente realizzati da me, frutto di progetti esclusivamente miei. In quell’occasione, ho conosciuto anche l’artista inglese Karl Kopinski e ho avuto l’opportunità di regalargli uno dei miei lavori».

L’unico rammarico di Giacomo è quello di aver messo da parte la sua passione all’età di quattordici anni per riprendere quindici anni più tardi. Ma forse, allora i tempi non erano maturi e per raggiungere certe consapevolezze, aveva bisogno di mettersi ancora alla prova.

Un percorso che gli è servito per avere oggi di fronte una meta ben precisa verso cui navigare a vele spiegate. «Voglio continuare a disegnare su commissione e, nel frattempo, assemblare un nuovo art book da allegare al curriculum. Il mio sogno, infatti, è quello di lavorare per una ditta di videogiochi come concept artist: progettare e realizzare personaggi, armature e ambientazioni sarebbero per me ambizione, scopo e traguardo».