“Un attore bravo emana un’energia tale da far vibrare il palco e il pubblico”: la giovane Chiara Terigi e il suo sogno nel cassetto

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“Un attore bravo emana un’energia tale da far vibrare il palco e il pubblico”: la giovane Chiara Terigi e il suo sogno nel cassetto

“Un attore bravo emana un’energia tale da far vibrare il palco e il pubblico”: la giovane Chiara Terigi e il suo sogno nel cassetto

Nata e cresciuta a Lucca, una laurea in marketing management a Milano e una vita ordinaria che sembrava già pronta ma che le stava troppo stretta. Poi la crisi e il bisogno di fare quello che voleva davvero, di essere chi voleva essere e di inseguire il sogno di fare l’attrice: la storia della giovane Chiara Terigi.

Attualmente dove vivi e che studi stai facendo?

Prima vivevo a Milano, dove sono stata per 5 anni. Avevo la costante sensazione di sentirmi come una piccola formichina in un mondo caotico e troppo frenetico. Attualmente invece vivo a Roma e sto studiando in un’accademia professionale di recitazione che si chiama “Teatro Azione”. Roma mi piace un sacco e mi trovo benissimo, finalmente mi sento a casa: quando mi sveglio la mattina, anche se è una giornata negativa, mi basta entrare in un bar e vedere un po’ di persone calde e genuine per iniziare la giornata al meglio.

La scuola e i suoi corsi come sono strutturati? In pratica, come si diventa attori?

La mia scuola ha la durata di 3 anni e le materie sono: dizione, interpretazione, movimento, cinema, voce, emotiva, drammaturgia e biomeccanica. A lezioni di dizione, ovviamente si impara a parlare in un italiano corretto, senza dialetto né cantilena. In quelle di emotiva si fa un vero e proprio percorso alla “scoperta” di sé stessi: si svolgono esercizi molto particolari che servono a conoscere le proprie emozioni e come tu funzioni in quanto essere vivente. A questo si accostano poi degli esercizi basati sull’ascolto dell’altro, sul rilassamento del corpo, sulla concentrazione e sull’immaginazione. Durante interpretazione, invece, si svolgono vere e proprie lezioni di recitazione, sia da un punto di vista emotivo che tecnico: le sfumature da dare al testo, l’obiettivo, il conflitto, l’ostacolo, le intenzioni, le azioni, il sottotesto, il flusso di coscienza, i colori, le immagini, i toni, le reazioni ecc. Poi lavoriamo molto anche sulla voce, utilizzando un metodo che si basa su esercizi di respirazione, sulla vera consapevolezza del respiro e sul buon utilizzo del diaframma. Per me, oltre allo studio della tecnica e dei metodi – che sono assolutamente indispensabili – uno dei lavori più difficili è quello di “levarsi la maschera”, quella che la società e il mondo in cui viviamo ci appiccica addosso. Ci si deve completamente lasciare andare, come quando si è soli in camera nostra e nessuno ci vede…è un lavoro difficilissimo! Credo che per interpretare un personaggio sia fondamentale lasciarsi andare e “buttarsi nel vuoto”. Solo in quel vuoto si possono raggiungere ottimi risultati, non sentirsi giudicati, liberare la mente dalle paranoie e non pensare. O meglio, non pensare come pensi tu ma pensare come pensa il personaggio. Io, ad esempio, faccio molto caso al piano d’ascolto di un attore, cioè a quello che fa quando parlano e recitano gli altri. A dire le cose siamo tutti bravi, ad ascoltare “per finta” meno. È bello vedere le reazioni di un attore quando recita, mi piace vedere se uno si illumina quando gli vengono dette determinate cose. Ecco, io reputo un attore bravo colui che quando recita si illumina di luce propria, colui che emana un’energia tale da far vibrare e luccicare l’aria, il palco, le sedie, il pubblico. Colui che riesce a rendere unico e irripetibile uno stesso momento. È difficile da spiegare, io lo vedo dagli occhi, dal suo sguardo, dalla pelle d’oca che mi viene, se non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Questo per me prescinde dal fatto che abbia un’ottima tecnica o meno, preferisco un attore “sporco ma de panza”.

A scuola al momento state preparando qualche spettacolo?

Fino a dicembre abbiamo preparato uno spettacolo con regia di Valentino Villa basato sullo studio del testo “Questo figlio” di Pommerat, e adesso stiamo preparando con Andrea Trapani un altro spettacolo basato sul testo di Koltés “Roberto Zucco”. Il terzo regista, invece, sarà Andrea Baracco. Con Valentino Villa siamo andati in scena a dicembre, ma solo davanti al corpo insegnanti, a causa del covid e dei teatri chiusi…è stato davvero frustrante! Con Andrea Trapani andremo in scena il 20 e il 21 marzo, sperando che i teatri non siano ancora chiusi. Cosa c’è dietro la preparazione di uno spettacolo? C’è tanto lavoro. Tutto dipende dal regista e da quello che lui vuole, da quello che è il suo stile. Con Villa abbiamo lavorato molto sul teatro di parola, su uno stile più quotidiano e naturalistico; con Andrea Trapani invece lavoriamo molto con il corpo, sulle partiture fisiche e sul teatro fisico. Sono lavori diversi e ogni regista ha una sua scuola e un’idea molto chiara del suo lavoro. L’attore deve capire cosa vuole il regista ed eseguirlo al meglio. Da noi si comincia con una palestra libera in cui il regista osserva per capire che tipo di attori ha davanti, per poi assegnare le parti. Da quel momento inizia il lavoro sul personaggio: un lavoro che è guidato sia da lui, e quindi dalla sua idea del personaggio, ma anche da te, che cerchi di capire cosa puoi fare per renderlo unico e irripetibile. Poi comincia il montaggio delle scene e la regia delle stesse, un lavoro che a mano a mano è sempre più minuzioso. Prove, prove, prove e poi la prova generale in teatro, in cui si stabiliscono anche le luci e i costumi. Alla fine, la messa in scena al pubblico.

A parte la scuola, in questo periodo di pandemia stai lavorando a qualche altro spettacolo?

A parte la scuola – che in questo periodo di secca mi salva davvero la vita – non sto lavorando su nessun altro spettacolo. Lo scorso anno avevamo messo in scena uno spettacolo indipendente tra noi amici, uno spettacolo autoprodotto che ha fatto 2 serate al Teatro della Dodicesima. Quest’anno niente di niente, stiamo aspettando e spero proprio che prima o poi si sblocchi qualcosa.

Quando hai capito di voler fare l’attrice?

Fin da bambina avevo un interesse molto forte per tutte le discipline artistiche, ho studiato per molto tempo pianoforte e danza. Al liceo facevo anche un laboratorio teatrale con ragazzi diversamente abili. La verità è che ho sempre voluto fare l’attrice, e già a 18 anni ero andata a Roma e a Milano per informarmi su varie accademie. Poi la paura del giudizio altrui mi ha fatto scegliere un corso abbastanza banale all’università: non avevo il coraggio di fallire, non me lo sono mai permessa e non so perché. Credo che Lucca – una cittadina così piccola – mi abbia influenzato su tutti i luoghi comuni di questo mondo e di questo mestiere. Quindi all’epoca ho deciso di laurearmi in marketing management ed ero anche molto contenta di questo percorso, ma nel momento in cui mi sono laureata sono andata completamente in crisi. Ho avuto un periodo in cui non mi riconoscevo neppure allo specchio e, poi, con il tempo ho finalmente capito chi ero. Ho ammesso la mia identità, l’ho accettata e attualmente sono davvero felice di tutto quello che sto facendo perché, anche se è un percorso molto difficile, so di essere sul mio binario.

Che cosa vuoi fare da grande e dov’è il tuo futuro?

Per il momento il mio futuro è molto chiaro: sono davvero convinta di voler fare l’attrice perché attualmente l’unica mia risposta è che non posso fare altro, è più forte di me. In parte è una dannazione – perché mi dà molti pensieri e in certi periodi è davvero frustrante, e lo sarà sicuramente anche di più – e in parte una fortuna, perché quando recito sento che sto facendo la cosa giusta, che sono Chiara al 100% della sua essenza. Poi, per carità, può anche succedere che tra un paio d’anni cambi idea e mi apra un chiringuito a Bali, però attualmente direi di no. E da grande, appunto, vorrei diventare un’attrice brava e apprezzata. Il mio obiettivo è emozionare, lasciare dei messaggi chiari e far riflettere. A volte scrivo anche, ho delle idee da buttar giù ma per adesso niente di nitido…chissà se un giorno scriverò qualcosa di tutto mio! A fine percorso scolastico abbiamo già in mente, io e qualche mio compagno, di metterci insieme e creare una compagnia teatrale per fare spettacoli in giro, anche per strada, visto che adesso non ci sono altre soluzioni! Abbiamo anche delle idee di scrittura, quindi chissà cosa ne uscirà fuori. Nel panorama del cinema uno dei miei sogni più grandi sarebbe essere diretta da Paolo Virzì, il mio regista preferito. E per quanto riguarda il teatro, poter recitare nei teatri nazionali ed essere diretta dai principali registi italiani come Giacomo Bisordi, Andrea Baracco, Valerio Binasco.

Foto di Clara Greco.