Atelier Ricci una porta sulla perfezione. Storia di una sartoria artigianale come nessun’altra

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Atelier Ricci una porta sulla perfezione. Storia di una sartoria artigianale come nessun’altra

Atelier Ricci una porta sulla perfezione. Storia di una sartoria artigianale come nessun’altra

Il portone alto e immenso ci ricorda che ci troviamo di fronte a un palazzo storico, antico, di quelli che hanno le fondamenta scavate su questa terra quando Lucca ancora era ancora una giovane cittadina. A darci il benvenuto c’è Patrizia Ricci, colei che dal 2010 ha sulle proprie spalle le redini e le fortune dell’omonimo Atelier di via Burlamacchi 32. Patrizia ha gli occhi dallo sguardo vivo, in pochi istanti ci comunica il suo temperamento energico, risoluto e decisamente appassionato. La sua professione è speciale, custodisce un’arte antica e raffinata, il suo è l’unico luogo in cui si fa ancora un tipo di sartoria del tutto artigianale, dove nulla viene lasciato al caso. La qualità paga sempre, la perfezione prima di ogni cosa. Ci mostra con attenzione e dovizia di particolari le magnifiche stanze del suo atelier, un vero e proprio gioiello intersecato nell’elegante centro storico lucchese.

In queste camere, bellamente adornate, ricche ma mai vistose, si respira una grande storia, che ha ancora molte pagine da essere scritte. Sui manichini troviamo alcune delle creazioni dell’Atelier, come la riproduzione di un vestito di Valentino o la maschera di Lucca – idea di Piero Caniparoli -, ma c’è spazio anche per le altre opere del tutto originali. La loro bellezza si sposa con la magnificenza del luogo nel quale vengono ospitate. A prima vista, si potrebbe scambiare questo palazzo per un museo, ma sarebbe un errore. L’Atelier è vivo e la passione è autentica.

Certo, il periodo che stiamo vivendo non ha contribuito a rendere facile la vita all’Atelier, il Covid-19 con la sua morsa ha stritolato in gran parte, il nobile lavoro di Patrizia. “Ho lavorato soltanto due mesi in tutto il 2020. Mi sono occupata di un abito da sposa e di uno da sera, d’altronde le occasioni per sfoggiare un oggetto particolare, come usiamo fare noi, sono state ridotte al minimo”, ci racconta Patrizia. “Mi è stato proposto recentemente di fare tute o sciarpe, a prezzi bassi, ma non potrei farlo, per tanti motivi, fra cui la ricerca di una stoffa di poco pregio. In tal caso è meglio che si rivolgano ad altri”, aggiunge la titolare dell’Atelier.

Nonostante le criticità attuali, l’Atelier Ricci ha alle spalle un’orgogliosa attività che attinge le proprie origini direttamente nel cuore di Lucca. Sono ormai 45 anni che questo nome è sulla cresta dell’onda, grazie sicuramente a Patrizia, ma in prima battuta a suo padre, Piero Ricci, il quale ebbe il coraggio di aprire la sua sartoria artigianale, per dar sfogo al proprio talento. “Mio papà ha sempre cucito, fin dalla tenera età. Ha cominciato con abiti da uomo, che sono forse più complessi da realizzare, ma al tempo stesso molto monotoni, per poi perfezionarsi con gli abiti da donna. Il suo primo studio era esattamente ubicato dove adesso troviamo il ristorante l’Anciua, in via Nuova. È stato lì per diverso tempo, prima di trasferirsi in Piazza del Carmine e poi in via Burlamacchi, a partire dal 1995”, ci racconta la figlia di Piero.

Patrizia ha raccolto il testimone dal papà nella direzione dell’azienda nell’ultima decade, mettendoci tutta la sua forza, le sue conoscenze, le attitudini e soprattutto la passione per affrontare le tante sfide che un settore come quello della sartoria deve affrontare nella società del nuovo millennio: “Io sono diventata titolare della gestione dal 2010, credo molto nel mio lavoro e ci metto passione perché amo totalmente la mia professione”. Un amore che però non è stato travolgente fin da subito, ma come nelle grandi relazioni, si consuma e prosegue passo passo, strada facendo per renderlo sempre più pieno e vero: “Io sono entrata a lavorare all’Atelier a diciotto anni. È stato quasi un gioco all’inizio, poi qualcosa è cambiato. A differenza di mio padre io non cucio, non so nemmeno attaccare un bottone (ride), ma sono una creatrice di moda. Io so scegliere la stoffa, capisco se l’abito ti calza perfettamente addosso. Seguo tutte le fasi preliminari, quelle decisive per la scelta. Per il cucito, invece, mi affido ad altri”.

Il legame con Lucca è forte, dalla parole di Patrizia traspare un profondo sentimento, che però spesso non è stato ricambiato dalla città stessa e da chi la comanda. Tuttavia, la direttrice dell’Atelier è una fucina di idee e non smette di perdere la speranza di dare un forte contributo, con annessa firma, alle sorti dell’Arborato Cerchio: “Farei di tutto per valorizzare Lucca. In questo ultimo periodo, avrei voluto dare risonanza alla città. In che modo? Avevo pensato di portare la moda nelle nostre strade, facendo una mini sfilata di quindici persone in tutta via San Paolino fino a Piazza San Michele, con annesso ritorno indietro. Avrei voluto far collaborare con noi – che avremmo messo a disposizioni gli abiti – tutte quelle attività del territorio come parrucchieri, centri bellezza ed estetiste che hanno bisogno di lavorare per affrontare questo duro tempo. Sarebbe stata una cosa che, sicuramente, avrebbe avuto una certa risonanza mediatica, non solo locale ma anche nazionale. Per il momento nessuno ci è venuto incontro, tutto tristemente tace, specialmente a livello amministrativo”.

Per chi volesse, le porte dell’Atelier sono sempre aperte, come dice con schietta sincerità Patrizia. In questo angolo di città risiede quello che è paragonabile a un gioiello, a un tesoro che tutta Lucca – ma non solo – dovrebbe imparare a conoscere. Si rimane letteralmente a bocca aperta, folgorati da quello che qui si incontra. Il consiglio, anche solo per curiosità, è quello di assaporare a pieni polmoni la cura riservata a un mestiere – oggi giorno – così raro e unico. Attenzione però a non usare la formula “eccellenza lucchese”, un epiteto spesso usato e abusato, che la Ricci sostiene che per essere vero dovrebbe essere anche tutelato e preservato, cosa che purtroppo talvolta non accade. Le stanze dell’Atelier vogliono essere vive, vissute anche da altre attività artistiche che qui troverebbero un rifugio speciale.

Se siete alla ricerca di un’emozione, visiva ma più genericamente sensoriale, fatevi il favore di suonare il campanello dell’Atelier. A quel punto preparatevi a lustrare gli occhi, perché la prima reazione che avrete sarà quella di stropicciarli. Rara eleganza, magnificenza e classe vi daranno il benvenuto. In quelle camere si può tornare a sognare, sia con l’animo di chi è sensibile alla gloria che suscita il passato, sia con quello di chi vuole immaginarsi un futuro migliore, magari indossando un abito su misura fatto da chi il mestiere lo conosce a regola d’arte. Non serve un atto di fiducia per credere a queste parole, basta poter parlare qualche minuto con Patrizia Ricci, guardiana di una inestimabile ricchezza.

Di seguito alcune immagini provenienti dall’Atelier:

L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni
L’Atelier Ricci e le sue creazioni