Alessandra Marsili ci racconta il fumetto: strumento per narrare vita, sogni e dolori. Non un’arte di ripiego

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Alessandra Marsili ci racconta il fumetto: strumento per narrare vita, sogni e dolori. Non un’arte di ripiego

Alessandra Marsili ci racconta il fumetto: strumento per narrare vita, sogni e dolori. Non un’arte di ripiego

“I fumetti sono le favole per gli adulti” diceva Stan Lee, il padre della Marvel. E cosa sono le favole se non un modo per raccontare delle storie e aggiungerci quel pizzico di filosofia, che aiuta a crescere e ad affrontare la vita. Non si smette mai di essere bambini, ma al tempo stesso relegare il mondo dei fumetti alla mera infanzia o alla susseguente adolescenza, è un gravissimo errore. Tutti avrebbero bisogno di prendere in mano un fumetto, a qualsiasi età, e perdersi in quegli scenari, in quei personaggi e in tutte le loro avventure. Il grande e compianto Umberto Eco aveva elevato il fumetto a pura arte, non separandosi mai dal suo amato Dylan Dog. Questa è la realtà: la fumettistica è una grande espressione artistica, fatta di talento, passione e doti naturali. Lo sa bene anche la protagonista della nostra storia, Alessandra Marsili, ventisei anni e originaria di Lucca, una città che sicuramente ha qualcosa da dire in questo campo. Lei ha sempre avuto un richiamo – prima velato, poi rivelato – per questo mondo, infatti solo il tempo e la consapevolezza l’hanno aiutata a tuffarsi a piene mani in quello che a prima vista poteva non sembrare il suo destino, perché distratta da quelle che sono le bellezze che la vita ci prospetta di fronte ogni giorno, grazie alle sue molteplici sfumature.

“Ho sempre creduto di non avere una passione in particolare – ci racconta Alessandra – se non quella della vita stessa. Bellissimo – si potrebbe pensare -, ma per molto tempo ho creduto che non fosse così. È luogo comune credere che la passione sia un qualcosa di innato: si nasce con un dono, una predisposizione istintuale, come se fossimo geneticamente destinati a tendere verso il soddisfacimento di un bisogno quasi primario. Ho sempre creduto che, il concetto di passione, la vocazione a sentirsi completi solo soddisfacendo un’unica spinta potentissima, non mi appartenessero, convinta che fosse un’esigenza lontana da me e dal mio vivere la vita. Un esserino amante dell’esistenza in ogni sua forma e aspetto, nella sua varietà ed eterogeneità, come avrebbe potuto scegliere di dedicare la maggior parte del suo tempo vitale a un unico ambito, scartando tutto il resto? Ma, allo stesso tempo, osservando con occhi curiosi le passioni coltivate da chi mi stava più vicino, ho provato una spontanea e sottile invidia che faceva risuonare dentro di me un dubbio irrisolvibile e pressante: avere un obiettivo chiaro, un desiderio così forte, una vocazione, avrebbe reso il mio vivere più semplice, rendendomi più indirizzata, determinata e sicura?”.

“Charly Malfède-Tome 1” di Christian Carayon, Alessandra Marsilli, Michel-Yves Schmitt, edito da Jungle Editions nel novembre 2019 per la collana “Jungle Frissons”. Alessandra si è occupata dello storyboard, disegni, inchiostri, colori e lettering. Lavoro in digitale.

La dolce distrazione che la vita offre, poteva allontanare Alessandra da quello che oggi è il suo lavoro, ma prima di tutto il suo intimo amore. Tutto ciò aveva generato inquietudine nel capire quale fosse il suo sentiero, nonostante la ricchezza generata dalle tante esperienze raccolte in contemplazione di ciò che il creato dona a tutti quanti. “La passione per la vita mi spingeva a vederne la bellezza, come la ricchezza di stimoli ma anche i lati più oscuri – confessa la nostra protagonista -, come l’indecisione che nasceva dentro di me. Nonostante fosse una tendenza bellissima, credevo che, a lungo andare, mi avrebbe invalidata. Fortunatamente il ‘credere a’ è un portale sempre aperto verso la rimessa in discussione, alla flessibilità di pensiero: oggi, sennò, non sarei qui a raccontarmi. Una giovane donna lucchese di ventisei anni: ventidue vissuti nel caos di troppi
stimoli tra cui scegliere, quattro anni di percorso verso una nuova scoperta, quella dell’essere riuscita a coltivare una passione. Scoprire di avere una passione, è stato non solo trovare un qualcosa di nuovo e talmente attraente da orientare definitivamente la mia bussola interiore, ma anche la scoperta di una me stessa che non conoscevo. Il fumetto ha fissato le sue radici ramificate nel mio mondo più personale, facendosi largo poi al di fuori di me, stravolgendo tutte le mie routine più radicate, senza che potessi controllarlo e facendomene prendere consapevolezza solo a fatto compiuto. Potrà sembrare strano, ma questa arte, il fare fumetti, la mia passione, è frutto di uno spontaneo adattamento, spinto dall’unione della mia innata passione per la vita, dalla mia naturale attitudine creativa e istintiva, dalla mia buona dose di follia genetica e la voglia incredibile, pressante e da sempre presente di raccontare storie”.

La predisposizione ad ascoltare gli altri, a conoscere vicende, storie e narrazioni è stato un altro punto fondamentale per scegliere di vivere la vita seguendo la strada della fumettista.  Questo ha permesso ad Alessandra di assecondare tutte le sue più recondite emozioni e stimolazioni, quelle che il suo essere le ha sempre dato: “E’ proprio la consapevolezza di questa mia esigenza creativa che mi spinge a volere ascoltare, raccontare e condividere non solo le mie storie ma anche quelle di altri, che mi ha indirizzata a scegliere un media che coinvolgesse più arti, e che mi permettesse di raggiungere questo mio obiettivo nel modo più diretto e funzionale rispetto alle mie caratteristiche. Una che comprendesse scrittura e disegno, due discipline che ho sempre amato praticare. Più facevo, più creavo, più scrivevo, più disegnavo, più mi alimentavo. Creare e continuare a creare faceva si che le mie invenzioni diventassero sempre più fondamentali per la mia sopravvivenza, una vera e propria linfa vitale. Ho sempre creduto di essere una forma di vita nella moltitudine, nella pluralità di stimoli e che questo mi avrebbe alimentata ma anche in qualche modo compromessa. Ho sempre creduto di non avere una passione se non quella della vita, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo comportava. Non avrei mai pensato che oggi, a causa di tutto quel caos, di poter arrivare a credere profondamente ed incondizionatamente in un’ unica direzione, quella della mia arte, quella del fumetto”.

“Louise et Ballerine-Rat des villes,rat des champs. Tome 1” di Naima Zimmerman e Alessandra Marsili, edito da Jungle Editions nel febbraio 2021 per la collana “Miss Jungle”. Alessandra si è occupata dello storyboard, disegni, inchiostri, colori e lettering. Lavoro in digitale.

Scandagliando più approfonditamente le vicende personali di Alessandra, si capisce che non è stato affatto facile arrivare al punto di adesso, quello della consapevolezza di aver intrapreso la propria strada. Sono state tante le tappe e di vario tipo, che hanno permesso alla giovane fumettista di giungere a questo punto della sua vita: “Mi sono diplomata al Liceo Scientifico A.Vallisneri di Lucca e successivamente ho intrapreso la carriera universitaria iscrivendomi all’università di Biotecnologie a Pisa. Dopo il primo anno accademico ho sentito l’esigenza di cambiare: il mondo scientifico non faceva per me e non mi appagava quanto quello artistico. Mi sono iscritta così al corso triennale di fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Ho sempre affiancato agli studi accademici anche studi ed esercizi da autodidatta, approfondendo argomenti artistici/culturali riguardanti il mondo del fumetto, del disegno e della scrittura. Mentre seguivo il secondo anno, ho iniziato la mia prima collaborazione con una casa editrice francese e da lì non mi sono più fermata, producendo almeno un volume all’anno per varie case editrici sia francesi che italiane (Editions Sarbacene, Jungle Editions, Ankama Editions, Bonelli, BeccoGiallo Edizioni, Attaccapanni Press, Double Shot edizioni). Adesso, oltre al lavoro di fumettista, insegno anche alla Scuola Comics di Firenze come insegnante di storytelling al primo anno di fumetto”.

Entrando dentro al mondo del fumetto – anzi del suo modo di interpretarlo – cerchiamo di conoscere cosa smuove la matita di Alessandra, quali sono i soggetti a cui adora dare una forma: “Sono un’interprete. Piano piano, lavoro dopo lavoro, ho scoperto che adoro interpretare le storie e i personaggi di altri: amo profondamente dare loro delle sembianze fisiche, caratterizzare il loro fenotipo e la loro personalità, dare loro una voce e delle movenze fisiche e recitative coerenti con la loro essenza. Mi piace disegnare e raccontare le persone e i loro vissuti, indipendentemente dal genere e dal tenore narrativo”. Come ogni creazione che si rispetti, anche ciò che disegna Alessandra, ha qualcosa da raccontare, da narrare. I suoi soggetti, non sono vuoti, hanno cuore e anima, quella che esce fuori direttamente dalla sua persona, così innamorata della vita: “La mia massima aspirazione è quella di raccontare la vita in ogni sua forma e sfaccettatura, positiva o negativa che sia, con la massima onestà: mondo reale, pianeti lontani spersi in galassie sconosciute, portali infradimensionali verso mondi fantastici e quant’altro. Io sono solo il ponte verso le vite di chi li popola, del loro adattamento all’ambiente in cui sono immersi, della loro felicità o sofferenza. Molto spesso racconto di vicende legate a quel filo nero che lega ogni essere umano: il dolore. La carta diventa il mezzo attraverso cui incanalare e dare voce a una mia sofferenza nascosta che ha bisogno di manifestarsi oltre che con i più meri effetti ed atti fisici, come il pianto o l’angoscia, ma di sentirsi parte e di andare ad arricchire il sentire collettivo attraverso la carta, attraverso l’inchiostro, per sentirsi meno sola e per aiutare un qualsiasi altro essere umano bisognoso, permettendogli di leggerla e ritrovarla anche al di fuori di sé”.

“Cogas” di Alessandra Marsili, edito da Attaccapanni Press nel novembre 2020, per il volume antologico “Grimorio III”. Lavoro in digitale.

Per essere così profondi, per sapere raccontare in modo efficace così tante vicende, differenti tra loro, serve un bel bagaglio culturale dal quale attingere. Noi abbiamo chiesto ad Alessandra, quali fossero le sue fonti di ispirazione, che sono quanto mai importanti per rendere ancora più vere e intriganti le sue storie. Abbiamo capito, in questo modo, che il Cinema le ha dato una grossa mano: La mia fonte di ispirazione massima sono stati i grandi registi, è grazie a loro e al cinema se mi sono avvicinata al media del fumetto. Cinema e fumetto sono cugini di primo grado e tanti sceneggiatori e registi sia di film (Hitchcock, Fellini, Bertolucci, Bergman, Scorzese, Tarantino, Argento, Altman, P.T.Anderson, Wes Anderson, Singh, Ozpetek, Sorrentino, ecc..) che di film di animazione (Miyazaki, Shinkai, Takahata ecc..) hanno arricchito e stimolato la mia creatività dandomi consigli e dritte registiche che applico nel mio lavoro. Ovviamente, anche tantissimi grandi fumettisti come Alan Moore, Mazzucchelli, Frank Miller, Guarnido, Bastien Vives, Pedrosa, Jason, Bill Watterson, McCay, Bertolucci, Turconi e Radice, Sclavi influenzano e hanno influenzato il mio percorso. Un autore di fumetti italiano in particolare, Lorenzo Palloni, è – il mio più grande amico, collaboratore, sostenitore e – la mia fonte di ispirazione principale: è solo grazie al suo sostegno, alla sua fiducia nel mio potenziale che ho trovato dentro di me il coraggio e la spinta definitiva a credere di potercela fare”.

La vita del fumettista può essere tanto bella, quanto difficile. In Italia, purtroppo questa forma d’arte vive una sorta di svalutazione, che la relega in un settore minoritario e che non permette ai suoi interpreti di togliersi le dovute soddisfazioni, anche dal punto di vista economico. “Direi che l’ansia è il motore principale nella vita di un fumettista – si confessa in modo onesto Alessandra -. In Italia, dove i fumetti vengono ancora classificati ed etichettati come letture di serie B, è molto difficile trovare lavoro e, quando lo si trova, è molto complicato potersi mantenere a causa di stipendi a progetto estremamente bassi. Lavorando con il mercato francese, riesco però a vivere una vita serena, passando gli alti e bassi comuni ad ogni libero professionista che deve necessariamente procacciarsi il lavoro: vivo in un continuo alternare periodi di lavoro frenetico e conseguente isolamento sociale a periodi di stallo in cui spedire e candidare progetti lavorativi alle case editrici. Il mio lavoro cambia a seconda del progetto e del ruolo che svolgo: se mi propongo come autrice completa, devo occuparmi dalla stesura della sceneggiatura al lettering, passando dalla fase del disegno, dell’inchiostrazione e del colore; se svolgo il ruolo di sceneggiatrice mi occupo solo della sceneggiatura; se sono richiesta come disegnatrice e colorista mi occupo della gestione della parte grafica passando dalla fase dello storyboard (lo stato primordiale del fumetto, una sorta di bozza che permette all’editor di vedere su carta l’andamento della storia) a quello delle matite, inchiostrazione e poi colorazione. Normalmente, proprio a causa della mia vena da interprete, prediligo propormi come disegnatrice e colorista, affidandomi a sceneggiatori di fiducia, che mi lascino estrema libertà registica e che mi permettano di caratterizzare e personalizzare i personaggi anche attraverso il mio modo di visualizzarli e non solo il proprio”.

“Ignoble Shermann” di Lorenzo Palloni e Alessandra Marsili, che sarà edito da Ankama Editions nel novembre 2021. Alessandra si sta occupando dello storyboard, disegni, inchiostri e colori. Sta lavorando in digitale.

Guai a pensare che il fumettista sia un lavoro facile, serve tanta costanza, dedizione e moltissime impegnative ore di lavoro da svolgere nell’arco della giornata, come Alessandra ci ha confermato: “In media lavoro dalle 10 alle 12 ore al giorno: è un lavoro faticosissimo che richiede molta dedizione, concentrazione e spirito di sacrificio ma che allo stesso tempo riesce ad appagarmi immensamente. La soddisfazione di vedere la propria creazione terminata, dopo mesi di duro lavoro, è insuperabile! Inoltre è un lavoro estremamente difficile in cui è necessario sapersi muovere con dimestichezza attraverso più arti, attraverso la loro conoscenza, la loro pratica costante, una buona capacità di autocritica e autoanalisi e, soprattutto, molte conoscenze culturali”.

Cosa aspettarsi dal domani? Lo abbiamo chiesto alla nostra protagonista, non solo nella sua formale veste di artista, ma anche in quella di giovane ragazza che ha ancora tutta la vita davanti e in cui il futuro è dipinto come un qualcosa di sconosciuto, affascinante e al tempo stesso incerto: “Non so dirti cosa mi aspetto dal domani. Sono una persona che non vive nel potenziale di aspettative future da portare in atto, da realizzare: il mio motto è ‘Aspettative zero, vivi il presente o almeno provaci!’. Umanamente, spero solo che le mie storie possano aiutare veramente qualcuno, nel suo piccolo, a sentirsi meno solo e più compreso. Per quanto mi riguarda, vorrei continuare a espiare i miei demoni interiori su carta, facendoli fluire fuori attraverso l’inchiostro. Economicamente, spero solo di riuscire ad avere un minimo di stabilità per tenere buona la mia carissima amica Ansia”. Infine, spazio anche a chi l’ha ospitata con piacere su queste pagine: “Vorrei solo ringraziarvi di cuore per avermi intervistata, mi ha fatto veramente piacere! Adoro questi tipi di iniziative culturali, soprattutto se aiutano a sensibilizzare e ad avvicinare le masse alle arti più trascurate”.

“Saru and the beasts” di Alessandra Marsili, come esempio di progetto in lavorazione che deve ancora essere proposto alle case editrici.