Lucca accende un motore di emozioni con la supercar Anomalya

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Lucca accende un motore di emozioni con la supercar Anomalya

Lucca accende un motore di emozioni con la supercar Anomalya

Voler dimostrare che in questo mondo così piatto e privo di emozioni, c’è ancora spazio per il cuore, i brividi e i sentimenti, ci vuole coraggio. Il coraggio di rispondere a chi dice che certe cose sono impossibili, che i sogni sono irrealizzabili e che ormai non c’è più modo di sfogare la passione. A tutto ciò, ci ha pensato Sly Soldano e lo Sly Garage di Tassignano che hanno dato vita ad Anomalya, una supercar ideata a Lucca per andare incontro alle esigenze di abbienti appassionati, che nell’auto non cercano un mero “elettrodomestico” o un mezzo per andare semplicemente da un punto A a un punto B, ma vogliono altro. Questi individui desiderano che appena girata la chiave, prenda forma un incendio di passione, di sensazioni pure, legate al mondo della guida meccanica e analogica. Anomalya vuole essere un’auto difficile da guidare, che prevede esperienza e pelo sullo stomaco da parte di chi siede al volante. Non vuole che di lei parlino i numeri, anche se ha una velocità massima di 270 k/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h che si copre in appena 4,4 secondi, ma solo ciò che non si può quantificare con unità di misura oggettive.

“Anomalya è un progetto originale – ci racconta Sly Soldano – non è una kitcar, ed è la nostra prima creazione del tutto inedita. In passato di vetture modificate ne abbiamo realizzate tantissime, la più famosa è SIT (Slide Intelligence Technology), la prima Porsche dotata di intelligenza artificiale. Fu presentata circa otto anni fa in Piazza Napoleone a Lucca ed è una vettura che, letteralmente, cammina, parla e fa tutto da sé. Roba che Google non riesce ancora a fare”.

Porsche, quindi, è un vostro punto di riferimento. Avete utilizzato un loro telaio come base per Anomalya?

Per Anomalya, se parliamo della cella di sicurezza – quindi della parte collassabile -, abbiamo ereditato ciò che proviene dalla Porsche Boxster 986. Lo abbiamo fatto anche per una questione squisitamente legale, in quanto dobbiamo poter garantire tutti i requisiti di sicurezza che un’automobile deve oggi rispettare. Abbiamo scelto proprio la 986, perché è un’auto che nasce senza il tetto, quindi ha una rigidità torsionale piuttosto importante, e in più ci ha permesso di creare un tetto senza inficiare il disegno di qualche altro studio.

In ogni caso parliamo di una macchina stradale?

Sì, è un’auto che può circolare su strada. In questo momento stiamo finendo le attestazioni per poterla omologare in Italia, mentre fuori dai confini italiani siamo già in regola. La normativa nel nostro Paese è un po’ più complessa e c’è bisogno di maggior tempo rispetto ad altre nazioni.

Facciamo un passo indietro, qual è la genesi di Anomalya?

È un’idea tutta nostra. Sono tantissimi anni che volevamo costruire una supercar per intero. Noi personalizziamo tantissime vetture di questa categoria, tuttavia volevamo dar vita a qualcosa di nostro perché le supecar moderne sono lontane dal motivo vero per cui sono state inventate. Sembra quasi che le più recenti siano state costruite solamente per apparire, per un senso di esibizione o per esaltare uno status symbol. Anomalya si discosta totalmente da questa visione. Se la motivazione che spinge all’acquisto di un oggetto del genere è la sostanza, allora la nostra auto è la scelta ideale, se si ricerca solo la mera apparenza allora siamo fuori strada.

Vuoi spiegare meglio questa cosa?

Io amo definirla come la donna sbagliata di cui ti innamori, consapevole che stai facendo un errore, ma lo farai lo stesso. L’amore ha la logica, che la logica non ha. Questa è la sua essenza, è un’auto costruita intorno a un driver per farlo emozionare. Per saperci andare forte devi essere bravo al volante, altrimenti lei non ti darà confidenza.

Com’è stato lo sviluppo?

Noi siamo tutti ex piloti, che hanno alle spalle anni e anni nel mondo dell’aerodinamica. Ci siamo, tuttavia, avvalsi della collaborazione dell’Università di Pisa per studiare e confrontare i dati che avevamo a disposizione, per essere sicuri di quello che stavamo facendo. Una volta messa Anamolya su strada, l’abbiamo fatta provare a piloti professionisti dalla grande carriera agonistica, nazionale e internazionale, anche se al momento non possiamo fare i loro nomi.

Si può dire che voi, in Anomalya, avete ricercato quelle sensazioni tanto care alla guida delle auto passato?

Esatto, però rispetto al passato abbiamo sfruttato la conoscenza e la tecnologia di oggi, a partire dai materiali che prima non venivano utilizzati. Per cui abbiamo strutturato una vettura capace di fendere l’aria, grazie a un basso coefficiente di resistenza aerodinamica, per mezzo di un disegno che prevede nella parte posteriore un’ala determinante. La cosa che ci importava era non avere drag alle basse velocità e averne il meno possibile alle alte, pur essendo in quel frangente più pesanti.

A livello di design, vi siete ispirati a qualcosa di già esistente?

Questo no, però in qualche modo siamo stati influenzati da cose già viste nel mondo dell’auto. Ad esempio, l’effetto ‘Coca-Cola’ è un’analogia con ciò che si vede nel mondo della Formula 1, gli split a taglio esterno li possiede la Ford GT40, mentre il profilo con molta incidenza chiuso nella parte esterna è tipico delle Brawn GP o della Ferrari 430, anche se quest’ultima ce l’ha un po’ più stretto. Ci sono molte analogie, ma alla fine il nostro obiettivo era quello di fare un’auto armonica e più lineare possibile. Volevo una vettura elegante, con motore centrale e molto italiana.

A proposito, il motore è in posizione centrale ma è di derivazione Porsche, giusto?

Sì, è il classico 3.2 litri Boxer da 6 cilindri. Lo abbiamo scelto e messo a punto, perché Anomalya pesa 1080 chilogrammi e avevamo bisogno di giri, cavalli e di un giusto livello di coppia motrice.

Cosa vuoi che rappresenti Anomalya?

A me interessa soltanto far divertire un gentleman driver. Odiernamente il più grosso errore delle supercar e hypercar moderne è l’eccessivo verso a una Formula 1. Mi spiego meglio: prendiamo ad esempio un pilota famoso come Sebastian Vettel e un circuito in cui si gira in un minuto. Vettel è pagato per scendere sotto la soglia di quel minuto, ma l’appassionato che cosa ricerca quando va in pista? Non dovrebbe fare il record come un pilota professionista, quindi sempre con il cronometro in mano, ma dovrebbe soltanto divertirsi e scendere dalla macchina con un bel sorriso stampato in faccia. L’obiettivo finale è il divertimento, la pura emozione.

Quindi la tua è una battaglia anche contro un certo appiattimento del mondo automobilistico…

Sì, lo si capisce anche dal nome scelto, Anomalya, che in italiano significa non conforme. In aggiunta lo abbiamo reso scorretto, sostituendo la i con la y, perché volevamo essere chiari con questo messaggio.

Tornando all’auto, che materiali avete utilizzato, quale sarà il costo?

Abbiamo utilizzato carbonio e acciaio, mentre il costo sarà in linea con quello di una supercar, anche se al momento non possiamo comunicarlo. Chi si può permettere una Ferrari o una Porsche, potrà portarsi a casa Anomalya, ma in più avrà il fattore di esclusività, perché la nostra auto è a tiratura limitata in quanto ne saranno realizzate soltanto dieci esemplari. Ogni unità sarà firmata e numerata da 1 a 10.

Avete già avuto richieste di acquisto?

Stiamo cercando di chiudere i primi quattro contratti, tutti fuori dall’Italia. Chi avrà la fortuna e il privilegio di possedere Anomalya saprà che più di dieci non ne verranno realizzate, anche qualora le richieste fossero superiori alla tiratura prevista.