Giuditta di Pego: «A trent’anni dalla prima volta in una sala di danza, insegno a ballare alle mie piccolissime allieve»

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Giuditta di Pego: «A trent’anni dalla prima volta in una sala di danza, insegno a ballare alle mie piccolissime allieve»

Giuditta di Pego: «A trent’anni dalla prima volta in una sala di danza, insegno a ballare alle mie piccolissime allieve»

La prima volta che ha messo piede in una sala di danza aveva due anni e il suo cuoricino ha cominciato a battere così forte che è stato amore a prima vista. Oggi, di anni, Giuditta di Pego ne ha 32 e quella stessa emozione che ha provato tre decadi fa, la trasferisce giorno dopo giorno alle sue piccolissime allieve, iscritte alla scuola di danza “Giulliet asd” che ha aperto a Segromigno nel 2017.

Quando le chiediamo cosa ami del suo lavoro, non ci pensa due volte e tira fuori dalla memoria del telefono quella foto che la riempie d’orgoglio. È sul palco, ha i capelli raccolti e un lungo vestito rosa cipria. Fa un inchino. È bella ed elegante, ma non è questo il punto. Intorno a lei le bambine del corso di avviamento (tre anni) con il tutù rosso e le scarpette da ballerina, la guardano, sorridono e le fanno l’applauso. Hanno appena finito il saggio e l’emozione per aver fatto la prima cosa importante della loro vita affiora naturale. Sono state brave. Battendo insieme le loro piccole manine ringraziano chi le ha portate fino a lì e forse le porterà ancora più lontano. «Io al mio lavoro do tutta me stessa – spiega infatti Giuditta – che sia la prima ora o l’ultima della giornata, che sia lunedì o venerdì… ma anche sabato e domenica, giorni dedicati ai corsi di aggiornamento e formazione, alla programmazione della settimana successiva, alla ricerca di musiche, nuovi passi, nuovi costumi di scena, nuove emozioni da trasmettere». E loro, “le sue bambine”, questa dedizione la percepiscono forte e chiara.

A sentirla parlare, viene in mente la massima di Confucio “scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita”. Perché per lei, prima di tutto, è una passione. «La danza mi ha accompagnato per mano fino a 18 anni – racconta – quando ho ottenuto il mio primo lavoro nel corpo di ballo del Teatro del Giglio di Lucca per mettere in scena “La Rondine” di Puccini. È stato quello il momento esatto in cui ho deciso che, fare la ballerina, sarebbe stato il mio futuro».

Da lì, il percorso è stato un susseguirsi di corsi, stage e workshop per migliorarsi e perfezionarsi, in vista delle selezioni all’accademia DM Ballet di Mantova dove è stata accettata. «Si sono aperte così le porte del mondo professionale, quando ho potuto studiare e lavorare con maestri di tutta Europa, come Michele Pogliani, Carl Portal, Michele Mesola, Daniela Borghini, Marcella Volcan, Caterina Di Napoli, Arianna Benedetti, Aominique Lesdema, Laccio, Bruno Collinet, Rosanna Brocanello e molti altri, portando le loro creazioni nei teatri del nord Italia».

Nemmeno una volta diplomata all’accademia, Giuditta ha deciso di fermarsi. «Ho proseguito i miei studi con seminari, tirocini e creazioni coreografiche. Per citarne alcuni: la compagnia E.sperimenti dance company con “attacchi di pane”, la compagnia Oniin di Bologna sotto la direzione di Alessandro Vacca e diverse composizioni create dalla coreografa Daniela Borghini “in-finito”, “press fward to return”, “orchestra”, “ssscarta” e tante altre. Tornata a Lucca per un brutto infortunio alla schiena ho deciso che tutto questo bagaglio andava usato e tramandato ed è iniziata così la mia avventura nell’insegnamento che mi ha portato fino all’inaugurazione della Giulliet».

Scelta la location che avrebbe fatto da sfondo al nuovo progetto professionale, infatti, non restava che dare sfogo all’esigenza di trasmettere agli altri il significato profondo della danza. «Mi sono affacciata al modo dell’insegnamento a Mantova durante gli anni dell’accademia e, successivamente, a Lucca ho guidato il reparto danza per la il centro polisportivo Libertas Lucca – afferma – ma avevo questo sogno di creare una realtà tutta mia che avesse il “marchio Giuditta” sin dalla porta di ingresso. Con questa certezza è nata la Giulliet».

Alla sua scuola si può accedere fin dai tre anni con i corsi di avviamento alla danza, prima di arrivare alla propedeutica in età prescolare. «Una volta raggiunta la prima elementare, allora si apre il ventaglio di possibilità: danza classica, moderna, contemporanea hip hop, danza del ventre, tip tap. L’obiettivo è portare avanti la loro passione fino al corso professionale volto alla preparazione dei ragazzi che desiderano intraprendere la mia stessa strada, ma ci sono corsi anche per adulti – danza classica o contemporanea, burlesque, danza fitness, hellsperché la passione non ha età».

Le idee ben chiare, la determinazione, il coraggio di diventare imprenditrice di se stessa, l’amore per il movimento e il desiderio di accompagnare le bambine lungo il loro percorso, sono stati per Giuditta i punti fermi che l’hanno portata fino a qui. «Per fare questo lavoro è fondamentale la gavetta- sostiene – iniziare da un corso alla volta e specializzarsi, innamorarsi, conoscere. Costruito un vero e proprio armadio di sapere, allora si può passare al corso successivo, fino a ottenere le basi da cui partire. Perché lo sappiamo: per insegnare bisogna non smettere mai di essere un allievo». Oggi, infatti, Giuditta nel suo curriculum ha raggiunto innumerevoli obiettivi: una laurea in scienze della comunicazione pubblica, un diploma nazionale nel settore contemporaneo, un diploma nazionale di danza classica all’accademica, un diploma nazionale propedeutica, ma nonostante tutto, non smette mai di aggiornarsi.

«Non c’è stato un momento più significativo nella mia carriera, ma tanti piccoli momenti dati dall’emozione di essere dietro le quinte a un otto dal tuo ingresso, dall’essere scelta per quella parte principale, dal cadere e sapersi rialzare, dagli occhietti delle mie allieve…».

E a chi le chiede cosa ami del suo lavoro, risponde decisa. «Vedere la passione che cresce piano piano dentro una bambina che, un passo alla volta, raggiunge il suo obiettivo e ne cerca subito uno nuovo, sentirmi fare mille domande su un singolo movimento, vedere con quanta tenacia quelle future donne vanno avanti, senza fermarsi davanti a niente, continuando imperterrite sia in presenza che on -line. Ecco perché faccio questo mestiere: per i disegni che ritraggono ballerine colorate, dedicati alla “maestra Giulitta”, per chi mi dice che da grande vuole fare l’insegnante di danza o la ballerina, o anche l’avvocato, il medico, il postino, la commessa, ma sempre ballando».