Lucca Musica intervista il pianista Antonio Di Cristofano

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Lucca Musica intervista il pianista Antonio Di Cristofano

Lucca Musica intervista il pianista Antonio Di Cristofano

Antonio Di Cristofano è ormai riconosciuto da anni come un pianista di fama internazionale, nonché come uno dei più lucidi esecutori delle opere di Giacomo Puccini e Giuseppe Verdi. La sua attività lo ha condotto su alcuni tra i più prestigiosi palcoscenici del mondo, senza tuttavia mai perdere il legame – che resta saldo e si rinnova con passione – con la Toscana. In questa terra, Di Cristofano è Presidente da ben 25 anni dell’Orchestra Sinfonica di Grosseto e, nel corso del tempo, ha avuto modo di esibirsi molteplici volte anche a Lucca, in collaborazione con l’Orchestra Filarmonica diretta da Andrea Colombini. Lucca Musica ha provato a tracciare così un affresco dell’artista.

Di Cristofano, come nasce in lei la scintilla per la musica?

Quando avevo sette anni mio padre, ex organista in chiesa, mi avvicinò al pianoforte. Nel 1973 aprì la scuola di musica comunale di Grosseto e decisi di iscrivermi. Gli studi si protrassero, quasi per scommessa, presso importanti conservatori della Toscana. All’inizio non sapevo ancora che sarebbe diventata la mia strada, ma sentivo i professori che parlavano del mio orecchio assoluto, di ottime qualità da coltivare e di una grande memoria. Oggi che sono diventato direttore di quell’istituto musicale al quale mi ero iscritto da bambino, ripenso a quel periodo con orgoglio. Più tardi, intorno ai trent’anni, ho iniziato a lavorare con le agenzie e con molti amici, togliendomi grandi soddisfazioni.

Veniamo all’Orchestra Sinfonica di Grosseto: un percorso di crescita inarrestabile 

Nel corso del tempo abbiamo avuto modo di consolidarci, anche grazie all’appoggio di tutti gli Enti pubblici che hanno giudicato meritorio il nostro operato. La nostra è una realtà molto versatile, perché possiamo esibirci sia in 15-20 che in un massimo di 45-50. 

Quando nasce il suo rapporto lavorativo e artistico con Andrea Colombini?

Nel 2004, con una produzione di Madama Butterfly. Devo riconoscere che obiettivamente Colombini è sempre riuscito a portare molte occasioni di lavoro in questo periodo di tempo. La nostra Orchestra è venuta ad esibirsi qui a Lucca anche 15 volte all’anno, un numero di performance incredibile. Dopo gli ultimi due anni di sofferenza siamo ripartiti con forza la scorsa estate e ci siamo mossi anche con i concerti in streaming, che tuttavia non sono certo il massimo. Questa estate abbiamo già proposto  un’altra decina di concerti, ma speriamo che questa difficile situazione vada verso il suo superamento. 

Come avete vissuto questi mesi di pandemia?

Personalmente ho continuato a esibirmi regolarmente, con concerti all’estero in paesi come Polonia, Ungheria, Bulgaria, Croazia, Romania e Spagna. Mi sottoponevo a regolari tamponi all’arrivo e alla partenza, e nelle sale da concerto si osservavano le regole sulla riduzione del pubblico. Inoltre, rimanendo meno di 120 ore all’estero ero puntualmente dispensato dalla quarantena: è un’informazione utile, contenuta chiaramente nel sito della Farnesina, ma scarsamente comunicata. I sussidi? L’Orchestra ha ricevuto circa 12mila euro in totale, in un anno e mezzo: più o meno il costo di uno soltanto dei nostri concerti. Almeno un quaranta per cento degli orchestrali è rimasta senza lavoro, un vero dramma. 

Quali sono le composizioni più eseguite nel vostro repertorio operistico e quali preferite?

Abbiamo sempre fatto solo Puccini e Verdi, perché preferiamo fare poco ma molto bene. Siamo specialisti per quel che riguarda il repertorio operistico italiano. Puccini è ancora più amato di Verdi, perché l’accompagnamento orchestrale di quest’ultimo è meno elaborato rispetto a quello del Maestro nato qua a Lucca. Ci siamo esibiti più spesso con Madama Butterfly, La Boheme e Tosca. Ci piace molto anche la Turandot, anche se presenta problemi di diritti d’autore, in quanto non completata, dunque è più raro eseguirla. 

Cosa ne pensa della valorizzazione di Giacomo Puccini nella sua città natale?

Dalle piccole cose come la segnaletica sugli eventi serali, fino ai concerti su Puccini 365 giorni all’anno, non trovo realtà simili al Puccini e la sua Lucca Festival, in nessuna parte del mondo. Non si trova nulla di simile nemmeno in una città come Vienna, tanto per rendere l’idea. Trovo clamoroso che questo Festival non goda di contributi pubblici: penso che sia il sintomo evidente del fatto che la qualità espressa non sia tra i criteri più importanti per chi deve elargire i fondi, purtroppo”.