di Tommaso Giacomelli –
A volte la vita ti prende alla sprovvista, arrivi al mondo e devi già misurarti con qualcosa più grande di te. È quanto accaduto anche a Patrizio Olivares, in arte Patto Olivares, un cantautore che ha saputo prendere in mano la propria esistenza, nonostante tutte le difficoltà. La poesia, ma soprattutto la musica sono stati una fonte di ispirazione per andare avanti, per superare gli ostacoli e le asperità che la vita ti mette di fronte. Oggi, con le sue canzoni vuole trasmettere un messaggio di speranza e di gioia per tutti, ma specialmente per chi lotta duramente ogni giorno per migliorare le proprie condizioni. Ma facciamo un passo indietro e andiamo agli albori delle vicende di questo sensibile artista: “La mia storia inizia alle 21:30 del 13 luglio del 1988. Da quel momento la mia famiglia si è dovuta misurare con il Morbo di Cooley, del quale sia io che mia sorella, la leonessa di casa, abbiamo sofferto. Erano trascorse poche ore e già avevo trovato un modo eclatante per presentarmi a tutti, per presentarmi a quella vita che mi aveva già posto di fronte una sfida assai complessa. Gli anni passano in fretta e le situazioni scomode diventano uno stile di vita, una lotta per la sopravvivenza”.
I primi anni di vita vengono scanditi da problemi, dalle ansie e dalle paure, ma soprattutto vengono vissuti passando da un ospedale all’altro, da una località all’altra, ma sempre insieme alla famiglia, unita più che mai. “Furono tanti gli appuntamenti per le terapie, ma soprattutto fu altissimo lo stress psico-fisico a cui furono sottoposti i miei genitori nel vedere i loro due bambini sballottati fra gli ospedali. Questa cosa li rese come nomadi, senza più un luogo preciso in cui fissare la propria dimora. Io con loro ho conosciuto molto amore, molte scuole, molte classi, molti riflessi. Nonostante tutto cambiasse velocemente, dentro me esisteva il desiderio di dire, di sognare e per questo motivo iniziai a scrivere quelle che solo io potevo definire come poesie”.
Poi la scoperta dell’arte e delle sue tante forme, che danno un nuovo senso e nuovi orizzonti a Patto, anche per merito di alcune persone che hanno saputo valorizzare ciò che risiede dentro al suo spirito: “Grazie ad un insegnante attento scoprì quanto fosse piacevole ed istintivo per me esprimermi attraverso il disegno. Decisi quindi di iniziare una scuola di grafica pubblicitaria, forse il momento più ricco della mia vita, dove ho conosciuto le mie anime gemelle e dove ho iniziato a credere nei miei sogni”.
Poi arriva il momento in cui la vita prende una nuova direzione, probabilmente inaspettata, ma decisiva per scrivere il proprio destino: “Era il 2008, un anno di grandi cambiamenti, infatti dopo un operazione di routine per chi come me è affetto da Thalassemia Mayor, mentre stavo sdraiato su un letto ad aspettare il mio turno per la sala operatoria, decisi che quando fossi uscito da quell’ospedale avrei fatto tutto ciò che non avevo avuto il coraggio di fare fino a quel momento. Qualche mese dopo incontrai la mia maestra di vita e di tecnica vocale, Loredana Lubrano che teneva dei corsi musicali in una scuola di Lucca, Area23. Grazie a lei e al mio insegnante Valerio Silvestro ho avuto la grande opportunità di conoscere il linguaggio musicale e di compiere la mia rivoluzione interiore. Terminati gli studi ho iniziato ad insegnare propedeutica musicale e teatrale nelle scuole elementari di Lucca con l’associazione “Il circo e la Luna” di Michela Innocenti, la mia insegnate di teatro e la mia favolosa compagna di lavoro. Oggi mi dedico alla mia musica con l’obiettivo di ricreare esattamente ciò che sento, attraverso un sound elettronico dallo stile pop/r&b. Spero di riuscire a descrivere frangenti della mia vita, le mie emozioni in formato musicale”.
La musica – abbiamo detto – è una fonte di ispirazione ma anche una fucina di idee e una portatrice di gioia nella vita di Patto, tanto da divenire anche il proprio orizzonte lavorativo. Questo legame nasce da lontano e in modo naturale, come lui stesso ci ha specificato: “La musica è sempre esistita nella mia vita, anche se non posso dire di aver avuto dei genitori che ascoltavano della musica ricercata o da elitè, ma ho sempre percepito in loro la gioia dell’ascolto, anche quando durante i nostri viaggi per andare a trovare i nostri parenti al Sud Italia, cantavamo canzoni popolari italiane, desiderosi di arrivare alla meta. Credo di aver iniziato a prendere confidenza con lei quando i miei comprarono la cassetta degli 883 “La donna, il sogno, il grande incubo”. Da quel giorno diventò il grande incubo della nostra Fiat Uno. Ovviamente la cassetta durò poco…”.