LUCCA TRA PRESENTE E FUTURO: INTERVISTA AD ALESSANDRO TAMBELLINI

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LUCCA TRA PRESENTE E FUTURO: INTERVISTA AD ALESSANDRO TAMBELLINI

LUCCA TRA PRESENTE E FUTURO: INTERVISTA AD ALESSANDRO TAMBELLINI

a cura di

Rubina Mendola

 

Si è cercato un dialogo il più possibile aperto e diretto con il sindaco di Lucca, Tambellini, intorno a temi diversi ma tutti legati alle proposte culturali della città e ai progetti per il futuro. Su com’é stata Lucca e su come potrebbe essere, anche immaginandola alle prese con uno dei problemi più seri della nostra epoca, il turismo di massa: rispetto a questo, si è cercato di capire quanto Lucca sia disposta a rischiare e quali sono i pericoli cui va incontro una città che, poco a poco, iniziasse ad accontentarlo. Posto che il processo di ‘mutazione’ antropologica e dello scenario urbano è, di fatto, già iniziato. I risultati sono in parte visibili, altri lo sono tra le righe.

 Sarebbe interessante cominciare partendo dai progetti legati al teatro del Giglio: quali sono le prospettive sulla direzione del teatro? Ci sono idee nuove?

Sicuramente si auspicano prospettive di alto livello. Il teatro sarà sempre più chiamato a interagire con gli altri istituti culturali della città… Il Boccherini, il mondo dell’associazionismo, e alcune di queste realtà sono di rilievo. Penso a una collaborazione strutturale del comune con le fondazioni. Ciò che deve essere significativo su Lucca è che si cominci ad andare tutti nella direzione di non sacrificare l’associazionismo locale e poi di innalzare l’offerta culturale complessiva della città, sia sul piano comunicativo che sul piano della resa artistica: per farlo occorre essere disposti a utilizzare al meglio le strutture esistenti, che sono a nostra disposizione. Dobbiamo affinare i nostri legami col mondo dell’associazionismo, che può far nascere cose importanti per la città. Il tutto deve integrarsi a un livello formativo. Ampio respiro e alta qualità sono le direttive che a mio avviso vanno perseguite per raggiungere il miglior risultato possibile. Altra mia idea prospettica: sarebbe bello immaginare un futuro in cui Lucca possa avere anche una scuola di perfezionamento del canto lirico….

A proposito di canto e di musica… si è mai pensato di affidare la direzione del teatro al festival Puccini e la sua Lucca? Un festival che a conti fatti ha dato moltissimo alla città, in termini di offerta culturale e di idee innovative rispetto a come far dialogare la musica di Puccini con la città.

No. Si tratta di un festival con impianto privatistico, che noi riconosciamo, ma il teatro è un’altra cosa: deve essere emanazione diretta del comune. Deve avere una sua programmazione, un suo impianto, perché si utilizzano fondi pubblici. Come si può  affidarlo a un’entità privata?

C’è stata recentemente una polemica sui social sollevata dal post di una nota cantante lirica lucchese, a proposito della scelta di non avvalersi di musicisti lucchesi per il concerto a Piazza San Martino a Lucca in cui ha cantato Sonya Yoncheva, in occasione del gran gala lirico pucciniano lo scorso 26 Luglio. Il recital lirico è nato dalla collaborazione fra Teatro del Giglio, Fondazione Giacomo Puccini e Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. Come mai in pieno momento di crisi si è scelta un’orchestra genovese e non lucchese? Perché non si è data l’opportunità ai musicisti locali?

Se lei avesse ricevuto la proposta di avere qui Sonya Yoncheva a costi irrisori (i costi maggiori li abbiamo affrontati per l’organizzazione) e di avere l’orchestra del teatro Carlo Felice di Genova ? Lei pensa che il livello qualitativo sia uguale? Il livello qualitativo della Yoncheva è altissimo così come quello dell’orchestra di Genova: come si poteva fare a meno di una circostanza di tale pregio musicale? Insomma, bisogna vedere a che livello si vuol viaggiare… e noi abbiamo fatto la nostra scelta.

Quindi lei sta dicendo che  non ci sarebbe stato un livello equivalente se si fossero coinvolti musicisti lucchesi?

Non sono un musicista, ma un cultore di musica da più di quarant’anni, parlo da appassionato non da specialista. Noi purtroppo, a Lucca, non siamo ancora a quei livelli, per vari fattori… perché siamo una città di 90 mila abitanti, perché abbiamo certe caratteristiche… Insomma, bisogna quindi intendersi su che tipo di livello vogliamo proporre. 

La Soprintendenza sta pressando per spostare il Comics e il Summer fuori dal centro storico. Lei ritiene che ci siano alternative, luoghi diversi dove svolgere tali manifestazioni?

Lei li vede?

C’è lo stadio.

Non è agibile.

Ma si potrebbe lavorare per renderlo tale. No?

Certamente. Ci vorranno una ventina di milioni di euro però. Il progetto c’è. Ma lo stadio ha una grossa controindicazione: il manto erboso***. Un oggetto che va trattato con prudenza. Non si può utilizzarlo per qualunque cosa. L’altra possibilità è l’ex mercato di Pulìa, ma per attrezzarlo ci vorrebbe un’operazione di rammodernamento considerevole.

(***N.d.R. Però, la perplessità rimane, e la risposta del sindaco non convince: perché mai infatti il manto erboso dello stadio merita particolari tutele, invece il manto erboso -che è parte integrante di un bene culturale- come quello dell’ex campo Balilla, nel contesto delle mura lucchesi, non merita riguardi e prudenze?)

Ma quello che vorrei capire è se la volontà precisa è quella di trattenere Summer e Comics nel centro storico per qualche motivo, oppure se la ragione di questa insistenza è di natura esclusivamente pratica, per la mancanza attuale di alternative?

Non si può spostare a un chilometro di distanza queste cose… perché le manifestazioni di cui parliamo perderebbero quell’unitarietà che le caratterizza. Si interromperebbe poi la viabilità della circonvallazione. 

 Ma ipotizzando ci fossero spazi disponibili fuori dal centro, lei li preferirebbe?

Se lei fosse una cantante, sarebbe più importante per lei mettere nel suo curriculum che ha cantato sotto le mura cinquecentesche di Lucca o allo stadio? O in un ex magazzino?

Si, ma è uno scenario che il fruitore, in quelle condizioni, osserva ma non gode e non comprende, perché lo scenario di cui parliamo è invaso, sovraffollato, deformato dalle circostanze di ‘spettacolarità’: non credo siano queste le condizioni per fruire adeguatamente, e artisticamente, un paesaggio urbano.

Ad ogni modo, io ad oggi spazi largamente alternativi non ne vedo.

Ma allora, ribadisco, il problema è la carenza di spazi, non una precisa volontà di farli qui, in centro storico?

La volontà di farli qui è che certi luoghi hanno una loro suggestione. È vero che lo spazio non lo vedi, non lo godi, ma alla fine quel che conta è la suggestione dell’impianto complessivo. C’è anche questo aspetto nella percezione generale che si ha di un evento. Il connubio fra l’antico e l’accadimento moderno è una integrazione che ha grande significato ed è questo che noi offriamo.  Poi sa, sono equilibri, e sono molto fragili. Quando l’equilibrio verrà a cadere, le conseguenze si vedranno.

Si parla tanto di questo famigerato “indotto” dei Comics o del Summer per la città, che fa bene a tutti e che ha una ricaduta positiva su ciascuno: ma in che modo un cittadino lucchese beneficia di questo indotto? Molta più occupazione? Servizi migliori? Pulizia migliore delle strade? Questi soldi, vengono davvero investiti per migliorare Lucca? Sarebbe importante far capire ai lucchesi quali vantaggi diretti e indiretti ci sono per loro, se ci sono….

Se si hanno attività significative esse hanno una ricaduta sull’economia complessiva della città, sul numero di occupati, sul circolante, sulla possibilità di spesa, sulla possibilità di attivare circuiti economici significativi. Sicuramente il mondo degli alberghi lavora di più. Il mondo del commercio anche. Lavora Viareggio, lavora Montecatini e lavora pure Pisa. Quando c’è un indotto così vasto che ha un beneficio da queste attività, è un bene che i Comics ci siano o no? Si può rinunciare a tutto, se si vuole… ma a quel punto serve una città di pensionati  con 3 mila euro di pensione al mese. Non serve più il calzaturificio, la cartiera… un mondo di pensionati di lusso o redditieri di alto livello. Penso che se Lucca si è imposta in questi anni all’attenzione internazionale, una piccola città di 90.000 abitanti, se insomma ci siamo distinti, è anche perché abbiamo avuto il coraggio di un’integrazione forte tra contesto storico ed elementi di novità.

Come si difenderà Lucca nella sfida dell’overtourism?

L’overtourism si controlla elevando il livello di spesa per avere accesso alla città. Ma non basta la legislazione comunale. Serve un ragionamento di intervento regionale, o nazionale. A tutti piacerebbe avere solo il turismo di qualità, questo è chiaro.

Cosa ne pensa dell’aspetto così artificioso di Piazza Anfiteatro, ridotta a baldacchino-ristoro per turisti? Con ristoranti francamente neppure di alto livello….

Io le faccio una contro domanda: quale possibilità ha lei come amministrazione di limitare una situazione del genere? A me sta bene che la città viva in tutte le sue parti. La mia preferenza è che vi sia un rapporto tra funzioni e che sia regolato.

E finora lo è stato, secondo lei?

In alcuni luoghi no. La liberalizzazione di certe situazioni ha agevolato un tipo di andamento… Poi c’è la questione degli affitti. Ed è lì che si asseconda il criterio del massimo rendimento. Come può un sindaco incidere realmente su certi meccanismi? Non può. Ad ogni modo, piazza Anfiteatro è sicuramente uno dei luoghi-simbolo che vengono sfruttati…

Come vede il futuro della città? Come si immagina Lucca fra 20 o 30 anni?

Come un futuro di musica e di pieno inserimento nel concetto di “terra di Giacomo Puccini”. Puccini è un traino eccezionale per Lucca. E poi, un futuro di offerta culturale più ampia e vasta, vivace, ricca. Poi, sul piano museale non siamo forti, abbiamo diversi punti di debolezza. Per cui andrebbero creati presupposti idonei. Immagino una Lucca con Palazzo Guinigi pienamente realizzato come luogo di attrazione culturale. Con la Fondazione Ragghianti, bisogna lavorare con la prospettiva di avere attività espositive significative.

Altra nota dolente è l’assenza di grandi mostre. Come mai a Lucca mancano mostre di livello internazionale?

A Lucca uno spazio adeguato per questo tipo di offerta culturale al momento non esiste. Palazzo Guinigi potrebbe diventarlo, considerando anche il grande ‘traino’ della torre lì vicino, con le sue 230 mila presenze all’anno. Le grandi mostre hanno grossi costi e richiedono una programmazione solida e opportuna, almeno pluriennale. Serve molto denaro e le personalità culturali che hanno relazioni internazionali e capacità organizzative tali da mettere insieme delle grandi occasioni. Al momento questa condizione a Lucca è assente. Tra i progetti di ‘musei a cielo aperto’ in cui l’opera d’arte è la natura, c’è il tema delle acque e dei canali, che è molto importante e che vorremmo valorizzare. Immaginandoli come luogo didattico per la botanica. Questo significherà avere la possibilità di un turismo naturalistico e di alta rilevanza rivolto all’ambiente.