10 domande a Massimo Marsili, direttore della Fondazione Puccini

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10 domande a Massimo Marsili, direttore della Fondazione Puccini

10 domande a Massimo Marsili, direttore della Fondazione Puccini

Lucca è una città che per molti versi sembra debba ancora rivelarsi a se stessa, un luogo ancora, per molti, da scoprire e le cui inaspettate -o assai note- potenzialità sono da sviluppare, studiare, discutere. Talvolta, gli stessi lucchesi sono implicati in questo processo di esplorazione, quando -e se- persino a loro sfugge o può esser sfuggito qualcosa che invece andava notato. In particolare, il legame di Lucca con Puccini è controverso e per molti, a tutt’oggi, debole o poco e mal valorizzato, un legame intricato che abbiamo cercato di indagare negli ultimi articoli: interessante provare a capire le cause di questa ‘dialettica misteriosa’, parlandone oggi con il direttore della Fondazione Puccini,  che ringraziamo per averci raccontato il suo punto di vista: Massimo Marsili, una delle voci più autorevoli  per venire a capo delle dinamiche che hanno allontanato e poi avvicinato il musicista alla sua città; abbiamo raccolto l’intervista via mail, ragion per cui il ritmo serrato dello scambio di battute, che attraversa tipicamente ogni intervista, non ha potuto aver luogo. Si parla di Puccini, ma anche su che cosa ha fatto Lucca per promuoversi culturalmente e sui modi che ha scelto per farlo; si parla dei rapporti tra quelle diverse realtà culturali di matrice pucciniana che, insieme, concorrono a formare un’immagine di Puccini sempre più importante a livello internazionale. L’idea è condividere e collaborare, in una sinergia fatta di proposte diverse, lungo un progetto comune che tenda sempre più a unirsi sotto il nome di Puccini.

 

Quali intenti culturali si è proposta, alla sua nascita, la Fondazione Giacomo Puccini?

La Fondazione Giacomo Puccini è nata nel 1973 per espresso desiderio di Rita Dell’Anna, moglie di Antonio Puccini ed erede dopo la sua morte di una parte importante del patrimonio del Maestro. Alcuni esponenti della cultura, delle arti e delle istituzioni cittadine si impegnarono a costituirla. Da allora ad oggi è cambiata la società italiana e con essa è cambiata la Fondazione Giacomo Puccini e gli strumenti con i quali procedere ad attuare la propria mission; conservare e valorizzare il patrimonio di uno degli operisti più rappresentati al mondo. Da allora ad oggi sono cambiati anche gli asset patrimoniali.

Quali sono i rapporti tra la fondazione e il Museo Casa Puccini?

Il Museo è oggi parte integrante della gestione della Fondazione Giacomo Puccini. La proprietà dell’appartamento e di alcuni documenti ed oggetti è della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la gestione è affidata alla Fondazione Giacomo Puccini, che è a sua volta proprietaria di documenti, oggetti in parte esposti ed in parte conservati in un ricco archivio.

Ho avuto la possibilità, in questi anni, di saggiare alcune impressioni di diversi visitatori, e il museo Puccini mi è stato spesso raccontato come un luogo “polveroso”, poco interessante e “vecchio”: lei cosa pensa di questi giudizi?

Penso che lei abbia avuto la sfortuna di imbattersi nel 2% di visitatori che non esprimono un giudizio positivo sul Museo. Il 98% lo giudica buono, molto buono o persino, bontà loro, eccellente. Il 70% dei visitatori è straniero e il 30% è italiano per una media annua che si orienta intorno ai 38.000 visitatori. Siamo recensiti positivamente da tutte le testate di viaggi, di cultura e dai siti turistici specializzati. Il Museo Casa Natale e il Museo della Cattedrale sono i due Musei, propriamente tali, che registrano le migliori performance di visite in tutto il territorio provinciale. Rispetto ai Musei di artisti, pensi che la Casa Natale è la quarta in Toscana, dopo Dante, Leonardo e in sostanziale parità con Boccaccio ed è enormemente più visitata delle Case di Michelangelo, Vasari, Caruso, Modigliani, Pascoli, Carducci ad esempio…

Secondo lei, i lucchesi hanno un legame profondo, consapevole e positivo, o quasi inesistente, con Puccini?

Non amo generalizzare né in negativo, né in positivo. Posso dirle che la Fondazione Giacomo Puccini opera anche per favorire la conoscenza della relazione tra Lucca e il Maestro. Una parte importante del nostro lavoro è orientato alla didattica scolastica, alla didattica familiare, ad aperture speciali gratuite aderendo alle giornate nazionali ed europee del patrimonio e ad eventi cittadini. La risposta dei lucchesi a queste nostre attività è sempre positiva. Speriamo che questo lavoro consolidi o alimenti, a seconda del livello di sensibilità di ciascuno, il legame dei lucchesi con il Maestro.

 Per quale ragione secondo lei Puccini, pur essendo nato a Lucca, è più legato, nell’immaginario collettivo dei turisti e dei giornalisti, a Torre del Lago?

Vede, Giacomo Puccini è stato un uomo del mondo e al mondo appartiene. Eppure la sua vita è rimasta radicata al nostro territorio: gli avi a Celle, la nascita e la prima fondamentale formazione musicale a Lucca, le case di Chiatri e Torre del Lago, divenuta quest’ultima la residenza principale della famiglia fino al 1921, poi la Villa di Viareggio. Le sue lettere ci dicono che ognuno di questi luoghi riveste un valore fondamentale per il Maestro. Gli anni artisticamente fecondi di Puccini hanno coinciso massimamente con la sua permanenza sul lago, il circolo della Bohème, le avventure di caccia ed infine l’opzione di Antonio Puccini di scegliere come casa di famiglia quella di Torre del Lago dopo la scomparsa del Maestro, sono altrettanti fattori che hanno reso Torre del Lago centrale nell’immaginario collettivo. Inoltre e forse soprattutto il fatto che fin dagli anni trenta lì si tenga un Festival pucciniano ha consolidato questa centralità. Mi permetta di dire però che chi dopo pubblicazioni, cataloghi, articoli, film e sceneggiati televisivi sostiene oggi che Puccini è nato a Torre del Lago denuncia principalmente la propria ignoranza.

Perchè la città di Lucca si è così a lungo disinteressata di Puccini? Cosa è andato storto in tal senso, dal punto di vista, diciamo così, del marketing culturale?

Sa, ancora oggi si parla in modo impreciso di quanto la relazione e la fuga del Maestro con una donna sposata e madre di due figli abbia condizionato il giudizio della città. In parte ciò è accaduto, in parte no. Chi ne pagò le conseguenze fu soprattutto Elvira Bonturi. Puccini ha per tutta la sua vita frequentato e amato Lucca: luoghi, amici, corrispondenti, artisti, intellettuali e uomini delle istituzioni. Se Torre del Lago era il buen ritiro, Lucca era la terra natia. La Casa Natale venne trasformata in Museo nel 1979, il Teatro del Giglio ha sempre programmato opera pucciniane e nel tempo Lucca grazie anche al Centro Studi Giacomo Puccini è diventata uno dei luoghi di maggiore approfondimento scientifico dell’opera del Maestro. Destini diversi e tempi diversi. Probabilmente se Lucca avesse registrato prima il legato testamentario di Rita e Livio dell’Anna la storia sarebbe stata diversa, certo dall’anno 2000 ad ora i passi fatti sono tangibili. Ma vede questa domanda, di per sé giustificata, è stata spesso utilizzata da chi ancora oggi non aiuta a costruire ponti, ma a creare divisioni. Lucca, Torre del Lago, Celle, Chiatri e Viareggio e gli eventi che vi si tengono sono ognuno con le proprie caratteristiche luoghi pucciniani e concorrono ad un’offerta culturale congiunta. Questa la premessa e questo dovrebbe essere l’obiettivo. Questa l’idea di Puccini Museum che sottende il lavoro della Fondazione Giacomo Puccini.

Il Festival Puccini e la sua Lucca ha ottenuto soltanto recentemente il patrocinio del comune, e dunque riconoscimento ‘ufficiale’ da un punto di vista istituzionale, nonostante la sua attività vada avanti con successo da ben oltre un decennio. Secondo lei a cosa si deve questa lunga, sorprendente, indifferenza?

Conosco bene la storia amministrativa della città. Puccini e la sua Lucca ha il merito di avere coperto un vuoto nella programmazione costante di eventi dedicati a Puccini a Lucca. Gli inizi del Festival vennero sostenuti dalla Provincia di Lucca prima e poi dal Comune di Lucca, dopo che altre istituzioni si erano sganciate dal progetto. Queste due istituzioni quasi si alternarono con i propri contributi al sostegno al Festival. Poi è arrivata una stagione diversa e i contributi pubblici sono scomparsi. La causa? Si tratta probabilmente di scelte politiche diverse, di incomprensione sui diversi ruoli che le organizzazioni culturali della città possono assumere, della difficoltà ad accettare la funzione che un privato può ricoprire in un sistema per sua definizione pubblico o para-pubblico.

Sembra che Lucca abbia puntato tutto, per rilanciarsi e per avviare la sua svolta internazionale e moderna, su Comics e Summer (abbastanza atopici e non “made in Lucca”, potrebbero svolgersi ovunque), eventi ‘pop’ aggressivi, temporizzati e di massa, fortemente invasivi nei confronti del tessuto urbano del centro storico e delle mura storiche. Si è quindi puntato su queste manifestazioni invece che su offerte culturali di alto livello (penso a mostre internazionali, ad esempio, ma non solo), sistematiche e permanenti, rivolte non a chi è qui di passaggio ma alla cittadinanza?

La società che organizza i Comics è una società controllata al 100% dal Comune di Lucca e il Festival affonda le proprie radici nell’anno 1966: entrambi non possono certo dirsi atopici. Così come il Summer, che oramai è ospitato a Lucca da oltre vent’anni ed è prodotto da una società che ha sede a Viareggio. Lucca è una città di 90.000 abitanti, un piccolo capoluogo di Provincia con una grande storia, che ospita: il Lucca Film Festival, il Lucca Classica Festival, il Photolux, Lucca Jazz Donna, Puccini e la sua Lucca, due interessantissimi eventi underground, una stagione cameristica di valore nazionale e, inclusa questa, circa 500 eventi musicali, un premio letterario, incontri culturali, le attività espositive della Fondazione Ragghianti e della Fondazione Banca del Monte di Lucca, un Teatro di tradizione con le proprie stagioni liriche, di prosa e di danza ed un’attività didattica intensa… Potrei continuare… a questo aggiunga il valore diffuso della città: Torri, Musei, Chiese, Palazzi, un Orto Botanico, le Mura, Ilaria Del Carretto e il valore incomparabile del paesaggio collinare. Un luogo di dibattito nazionale, quale il Lubec sui temi della cultura. Si tratta ogni anno di centinaia di migliaia di visitatori italiani ed esteri, che presuppongo organizzazioni attive ed operative, non tutte dello stesso livello purtroppo. Non mi pare che manchi l’offerta culturale né di qualità, né rivolta alla cittadinanza. Manca, questo forse sì, la capacità di raccontare al meglio questa offerta e selezionare quella su cui puntare maggiormente. Due eventi pop, in un quadro di così articolato equilibrio, ci possono anche stare. Correlare in modo certo e professionale luoghi ed eventi: questo è sicuramente un compito prospettico che Lucca dovrebbe darsi.

Vorrei conoscere la sua opinione a proposito degli ultimi scontri ‘ideologici’ (sul concetto di bene culturale e di valorizzazione e tutela del centro storico) che si sono verificati tra Angela Acordon (Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio) e il Sindaco Tambellini, in merito agli usi degli spalti, campo Balilla e Piazza Napoleone.

Torno alla mia storia amministrativa. Si tratta di un “scontro” visto e rivisto in oltre vent’anni sull’impiego degli spazi della città con minore o con maggiore virulenza. Ma che si trattasse inizialmente della sola Piazza Napoleone, dell’intero Centro Storico e ora anche dell’ex-Campo Balilla, l’uso degli spazi è sempre stato concesso in modo più o meno condizionato con alternanza di responsabilità. Non mi pare che per ora vi siano esiti diversi. In una delle interviste di Angela Acordon ho letto uno spunto interessante: un invito al Comune di Lucca a pensare, individuare ed organizzare uno spazio dedicato ai grandi eventi, in grado di alleggerirne il peso sulla città. Alleggerire – dico io – e non escludere, poiché la suggestione dell’impiego delle piazze storiche per lo spettacolo è un tema nazionale, a cui nessuno rinuncia: pensi a Piazza del Duomo a Milano o a Piazza San Carlo a Torino… Stesse polemiche e stesse problematiche, eppure vengono puntualmente impiegate per eventi che coinvolgono decine di migliaia di spettatori.

Come si immagina il futuro della Fondazione, sia in relazione a se stessa sia in rapporto alla città di Lucca e quali i nuovi progetti?

La Fondazione Giacomo Puccini è impegnata come tutti a rispondere alle ferite lasciate dal Covid – 19. Due mesi e mezzo di chiusura e la riduzione dei flussi turistici pesano sul Bilancio 2020 e lo stesso contenzioso con Casa Ricordi non aiuta la programmazione. Tuttavia non ci fermiamo. Stiamo lavorando per apportare innovazioni nel percorso museografico del Museo e negli strumenti di visita e per intensificare le proposte tematiche di guida. La proiezione internazionale che ha visto la Fondazione presente a Pechino, Tokyio, Nagasaki, Bruxelles, Amsterdam, Singapore, Seul, nella rete europea delle Icon Cities proseguirà in nome di Lucca e di tutto il territorio pucciniano non appena le condizioni lo consentiranno, così come quelle con teatri ed istituzioni nazionali. Il progetto più grande oggi è garantire la sostenibilità della Fondazione, del patrimonio accumulato e delle risorse umane, dieci, che garantiscono l’accoglienza nel book-shop e presso il Museo, nonché la realizzazione dei progetti e la vita amministrativa. Senza questa struttura la Fondazione non avrebbe gambe per correre. Infine spero che una positiva chiusura della vertenza con Casa Ricordi consenta di intervenire sulla Villa di Viareggio, ultima e bellissima residenza del Maestro.