UN GIOVANE INCONTRO CON GIACOMO PUCCINI

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UN GIOVANE INCONTRO CON GIACOMO PUCCINI

Un caro amico di famiglia e uno che, come il padre di mia moglie, condusse una carriera distinta e molto apprezzata in Inghilterra come italiano e in particolare fiorentino, scomparve nel 1996 lasciando delle memorie inedite della sua vita in Italia e poi, dopo il 1938, in Inghilterra a causa delle inique leggi razziali.

Mio suocero, che poi diventò segretario generale dell’istituto italiano di cultura a Londra e fu onorato con il cavalierato dalla nuova Repubblica, lo incontrò nel 1946, felice di conoscere un’ altro fiorentino nel cupo dopoguerra. Mio suocero fu portato in Inghilterra come prigioniero di guerra dopo la campagna del Nord Africa; l’amico fu, per un periodo,  internato come “nemico”, anche se già in Inghilterra.

L’amico era Elio Nissim, nato nel 1899 e laureatosi in legge, il quale riprese la professione in Inghilterra dove fece anche parte della famosa Radio Londra diretta verso un’ Italia sofferta nella guerra. Fu noto poi come giornalista e traduttore.

Le memorie di Elio Nissim furono edite e pubblicate dal figlio Danny, nato dal secondo matrimonio con Angela, inglese, sotto il titolo “Il Pappagallo del Nonno” nel 2003 (Campanotto Editore). L’intero libro offre scorci affascinanti sulla vita di altri tempi ma un capitolo, in particolare, mi è particolarmente caro e non posso che riassumerlo.

Elio ed il suo amico Arturo, ambedue studenti universitari, erano diventati amici di due ragazze inglesi, Rita ed Helen, che portarono a passeggio per Viareggio. La fortuna d’incontrare due inglesi libere dalle restrizioni, che a quel tempo circondavano quelle dell’Italia, fu accompagnata da un simile tempo inglese con pioggia a catinelle che condusse i quattro non verso la spiaggia ma ad un cinema deserto, tranne la presenza del pianista (i film erano ancora muti a quei tempi ) e di uno spettatore col cappello a lobbia in testa e un sigaro in bocca. Questo signore, durante l’intervallo, si presentò cortesemente ai quattro, dicendo :

“Sono Giacomo Puccini. Permettetemi di venire a sedermi accanto a voi . Siete tutti e quattro giovani, e io sto bene con la gioventù.”

Puccini 1919
Puccini 1919

 

Rita studiava canto e fu particolarmente estasiata dall’incontro. Puccini continuò:

“Sentite, giovanotti, perché, quando è finito il film, non venite a casa mia? Ho un villino proprio qui a due passi nella pineta. Venite a prendere qualche cosa da mangiare e stiamo un po’ insieme.”

Nel villino (che non so dove si trovasse) il maestro suonò alle due coppiette incantate dei brani dalla sua Madama Butterfly. Sembrava essere diventato giovane come loro e chiese:

“C’è qualcuno di voi che potrebbe suonare un valzerino?”

Arturo rispose “Ci proverò…” e così Puccini prese l’inglesina, studentessa di canto, Elio prese Helen e tutti e  quattro si misero a ballare. Scrive Nissim:

“Puccini non sapeva tenere le mani a posto. Allungava certi scapaccioni alle ragazze!”

Fu, però, una serata memorabile e tutti si lasciarono con grande amicizia e con un invito da parte di Giacomo di fargli visita nella sua bella villa di Torre al lago che non poterono onorare, dato che le vacanze erano finite. Purtroppo dopo pochi anni il grande Lucchese morì in una clinica belga.

Elio Nissim conclude questa vignetta con la riflessione che “…questo piccolo episodio sembra, a me quasi inverosimile; un uomo già anziano e tanto in alto che si diverte in compagnia di giovani come noi.”

Per me, in più,  l’episodio dimostra le tre grandi doti che solo i veri geni portano con sé: la generosità, l’eterna gioventù e, più che ogni altra, l’umiltà.

Assieme a mia moglie Sandra abbiamo continuato l’amicizia con la grande stirpe dei Nissim anche in Italia, specie con Piero, eccelso cantastorie, poeta, compositore (la sua versione della “Stabat Mater” la sentimmo al palazzo arcivescovile di Lucca qualche anno fa) e burattinaio originalissimo.

foto della moglie di Pettitt,  Sandra,  con Nissim a sedere sul divano
foto della moglie di Pettitt, Sandra, con Nissim a sedere sul divano

Rimango commosso che un’amicizia tra due italiani esuli mi abbia portato a scoprire una connessione preziosa con forse il più grande, e certamente il più conosciuto, Lucchese di tutti i tempi.