MARIA LUISA DI BORBONE E LE MUSICHE DI S. CROCE (parte prima)

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MARIA LUISA DI BORBONE E LE MUSICHE DI S. CROCE (parte prima)

Maria Luisa di Borbone duchessa di Lucca

La storia civile di Lucca, è noto, ha un suo particolare spessore. Chi sfogli un qualunque atlante storico noterà nella carta della penisola, sino alla metà dell’Ottocento, la presenza di questa piccola entità territoriale politicamente autonoma, incuneata tra Granducato di Toscana, Ducato di Modena e Repubblica di Genova (poi Regno di Sardegna). Sino alla fine del Settecento, cioè sino all’invasione francese, Lucca è una libera Repubblica oligarchica; dal 1805 al ’14, dopo un fitto alternarsi di governi democratici e reazionari, viene trasformata in Principato governato dalla sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi; dopo il Congresso di Vienna diviene Ducato sotto Maria Luisa di Borbone, cui succede, nel 1824, il figlio Carlo Ludovico. Quest’ultimo, nel 1847, anticipa la prevista annessione di Lucca al Granducato di Toscana, ponendo fine alla sua storia di città-stato.

Carta della Repubblica di Lucca
Carta della Repubblica di Lucca

Tra i molteplici motivi d’interesse, che percorrono questa lunga vicenda di autonomia, è la speciale compenetrazione della musica nella vita civile e nelle forme di espressione del potere. E a tale riguardo, l’impiego più rilevante e continuativo della musica è quello che lo stato fa, in veste di sponsor unico, in occasione della festa patronale di Santa Croce, 13-14 settembre. Il primato di singolarità spetta, invero, alle cantate politico-celebrative delle Tasche, che nei secoli repubblicani decorano le cerimonie d’elezione delle magistrature cittadine (vi dedicheremo un numero prossimamente). Ma questo genere si estingue appunto col Settecento, mentre le musiche di S. Croce vivranno ancora per un secolo, sin quando non già le armate napoleoniche, bensì la draconiana riforma della musica sacra (motu-proprio Inter sollicitudines di Pio X, 1903) porrà fine a questa antica tradizione lucchese.

Luminara di Santa Croce
Luminara di Santa Croce

La festa di Santa Croce e le sue musiche, inserite nelle tre funzioni principali dei primi vespri, messa solenne e secondi vespri, erano un evento carico di aspettative per tutti i Lucchesi. Al servizio musicale partecipavano virtuosi forestieri di canto e di strumento, compresi i maggiori castrati; molti di essi erano già presenti in città per la stagione teatrale d’autunno. La grandiosità di suono che si voleva sposare alla festa era poi procurata dal doppio coro e dalla ricca orchestra. Questo gusto per lo spettacolo sonoro si incontrava con il profondo significato devozionale e simbolico della ricorrenza a esaltare la città tutta attraverso l’immagine del Volto Santo, suo presidio spirituale. Questa grande statua lignea rappresentante il Cristo vivo sulla croce (la venerata Santa Croce dei Lucchesi), custodita in cattedrale, veniva portata la sera della vigilia in solenne processione, la celebre ‘luminara’.

Volto Santo di Lucca
Volto Santo di Lucca

La festa, di cui s’approssima anche oggi la celebrazione, è tuttora  evento alquanto coinvolgente; e anche la musica, con l’esecuzione di un sempre nuovo mottettone, vi ha un ruolo di rilievo. Ma tutto è ormai destrutturato; il pubblico di chiesa non può più percepire la grandiosa unità, sensoriale e trascendente, dello spettacolo barocco, che l’Ottocento seppe in qualche modo perpetuare.

Esecuzione di un Mottettone nel Duomo di Lucca
Esecuzione di un Mottettone nel Duomo di Lucca

Se i Baciocchi, intenti a esaltare l’inedito spirito laico della società e dello stato, trascurarono la Santa Croce a favore delle nuove feste di matrice civile, Maria Luisa di Borbone ebbe subito un atteggiamento del tutto opposto. Certamente vi concorse la sua formazione culturale intrisa di scrupolo religioso. Ma, soprattutto, la duchessa intuì il senso ‘politico’ di quella sponsorizzazione statale, così a lungo mantenuta dal regime aristocratico in un irripetibile equilibrio tra esercizio del potere e culto delle tradizioni: le musiche patronali erano un potente mezzo di ricerca del consenso. Le fonti d’archivio mostrano eloquentemente che questa fu la precisa determinazione della sovrana.

Maria Luisa Duchessa di Lucca con i figli Carlo Ludovico e Maria Luisa
Maria Luisa Duchessa di Lucca con i figli Carlo Ludovico e Maria Luisa

Così come gli Anziani della Repubblica, Maria Luisa decide di accollare allo stato le spese della musica. Da notare, riguardo al prestigio di queste esecuzioni e più in generale al ruolo della musica nelle epoche trascorse, che questo era il maggiore contributo dello stato all’organizzazione della festa nazionale; del resto, proprio questa copiosa e scelta musica ne era considerata la parte più cospicua. La volontà esplicitamente dichiarata dalla sovrana era quella di celebrare la ricorrenza con l’antica pompa, ammettendo alle esecuzioni tutti quei professori che si presentassero di conosciuta superiore abilità. Maria Luisa, da poco insediata, intendeva rendersi garante della più bella e sentita tradizione locale in un’ottica perfetta di strategia del consenso: la celebrazione solenne della festa rinsalda l’attaccamento popolare allo stato; la solennità della festa si misura con la grandiosità e qualità delle musiche.

Nel prossimo mese, oltre a verificare la realizzazione dei servizi in epoca borbonica, constateremo come una parte della popolazione lucchese contribuisse da sempre alle musiche, sebbene obtorto collo, versando nelle casse dello stato un contributo ad hoc: era la categoria dei commercianti. Aspetti storici di questioni sempre attuali.     

 

Articolo pubblicato su LuccaMusica cartaceo nell’agosto del 2003