A colloquio con… Stefano Albarello

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A colloquio con… Stefano Albarello

Come è nata la passione per la musica antica?

Nel più banale dei modi, acquistando un LP di musica medievale. Nello specifico si trattava dei Carmina Burana (quelli con musiche medievali) eseguiti dal Clemencic Consort. Fu un ascolto folgorante e che scatenò in me la necessità di capire e scoprire la ricerca in ambito musicale medievale. René Clemencic rimase a lungo un mio riferimento fino ad avere il piacere di poter suonare e cantare con il suo Ensemble in alcuni concerti italiani e di collaborare con lui anche qui a Lucca per la messa di Notre-Dame di G. de Machaut.

 

Pur essendo l’Italia la culla della musica, il culto medioevale e rinascimentale è sviluppato di più all’estero…

Come sempre accade siamo un po’ lenti per certi aspetti; ma non in ambito musicologico dove i filologi e musicologi fin dal primo novecento si sono applicati a studi importanti e hanno gettato le basi dell’attuale ricerca musicologica su queste ere storiche. In ambito interpretativo magari siamo arrivati un po’ in ritardo. La vera differenza sta nel fatto che all’estero vengono investiti soldi e impegnate istituzioni pubbliche anche per sostenere gli esecutori di questi repertori mentre in Italia siamo abbandonati alla nostra iniziativa imprenditoriale. E poi la cultura del repertorio operistico romantico e di primo novecento ancora continua a catalizzare tutti i fondi disponibili quindi ….lascio a lei ogni conclusione.

 

Quando ha iniziato il suo percorso di musica medievale al Conservatorio di Vicenza che tipologia di allievi ha trovato?

Stiamo parlando dei primi anni del nuovo secolo e dico subito che è stato un percorso molto breve (la cattedra non c’è più a Vicenza). Alcuni miei stimati colleghi mi proposero per una cattedra sperimentale all’interno dei corsi di musica antica del Conservatorio di Vicenza. Partimmo con un gruppo di allievi che venivano soprattutto dalla Lombardia e dal Piemonte persone molto motivate, ma rimanemmo schiacciati dalla riforma scolastica in atto che impedì poi a molti di loro di terminare il triennio perché iscritti anche ad altri corsi di strumento o di laurea. Come è noto non è possibile seguire più di un corso di laurea alla volta. Inoltre purtroppo mancavano molti supporti fondamentali per portare gli studenti ad una preparazione completa: mi riferisco a studi complementari di organologia, armonia del medioevo e perché no, di latino, teologia e filosofia.

Ma non escludo che in futuro si possa arrivare a strutturare qualche insegnamento di musica medievale (sebbene il termine coinvolga troppe specificità diverse).

 

Nella città di Lucca ha realizzato in forma scenica la storia del Volto Santo

Una bellissima esperienza di sacra rappresentazione su un tema a metà tra leggenda e storia con musica dal medioevo ai compositori lucchesi del XX secolo. Un esperimento entusiasmante che coinvolgeva non solo la musica ma anche l’immagine e l’azione scenica. Un progetto a cui presero parte più di cento persone, tra artisti (voci e strumenti) e tecnici. Non nascondo che se ci fosse ancora la possibilità di rimettere insieme le sinergie di quel tempo (anche organizzative), mi piacerebbe metterlo di nuovo in scena “la Leggenda del Volto Santo” dato che fu replicato una sola volta in una chiesa piena di pubblico.

 

 Inoltre collabora da anni con il Concentus Lucensis

Credo che il Concentus Lucensis sia un caso ancora non emulato in Italia di sensibilità verso la didattica e la divulgazione della musica antica, basato sulla forza di volontà del suo Presidente (Linda Severi) convinta nel portare avanti queste belle iniziative anche nelle avversità contingenti, dalla mancanza di fondi (al momento attuale) al calo d’interesse da parte di nuove leve. Penso che il laboratorio “In-Canto”, che si occupa del canto liturgico e delle antiche cerimonie liturgiche, ma soprattutto il Laboratorio Permanente sul Dramma Musicale Medievale siano due fari nella notte che possono dare speranza per un futuro culturalmente proficuo in una situazione attuale così incerta e stantia.

 

Due parole sull’Ensemble Cantilena Antiqua…

E’ stata una esperienza umana e musicale bellissima fatto con un gruppo di amici oltre che grandi interpreti, che hanno sposato e collaborato con me per realizzare esecuzioni ed incisioni discografiche uniche. Ma purtroppo il tempo e le cose della vita hanno avuto la meglio anche sulla mia tenacia con la scomparsa dei festival del settore e degli scarsi fondi reperibili ci incontriamo poco per suonare insieme.

 

…. e sul Teatro Musicale Medievale

Ci sarebbe tanto da fare ancora. Negli anni passati abbiamo dato vita a cose belle ed importanti: Il Danielis Ludus, il Getronis Filius, La vita di Gesù nei laudari italiani, lo Sponsus e altri ancora. Un repertorio ampio che abbiamo studiato e riproposto in varie occasioni sia in città che in Festival Internazionali. Cose rare e che solo in pochi hanno potuto vedere. Il nostro intento, mio e di Linda Severi, vorrebbe essere quello di attirare a Lucca un pubblico/turismo culturale che venisse a Lucca perché solo qui si fa qualcosa di unico. Ma in troppi sono rimasti sordi alle nostre richieste. Di certo chi ha potuto partecipare alle nostre esibizioni confermerà la rarità e la bellezza di questi antesignani dell’opera musicale.

 

Ci parli della sua esperienza cinematografica

Mi piacerebbe fossero tante ma anche in quell’ambito è raro ci sia sensibilità nell’utilizzare musica coeva del soggetto dei film. Mi capitò con Monicelli negli anni ’90 o per meglio dire con Lucio Dalla che volle questa collaborazione per il film I Picari. E recentemente con il regista Carlos Saura per Io Don Giovanni. Due casi in cui la musica aveva un ruolo importante e doveva seguire con una certa filologia il soggetto. Ho trovato in entrambi i casi grande attenzione verso la proposta musicale offerta.

 

Inoltre ha lavorato anche in campo teatrale

Il teatro è per me una passione grande quanto quella per la musica. Ho avuto la fortuna di lavorare tante volte nel teatro sia per la musica di scena che come interprete in scena. Ovviamente non sono un attore e quindi i miei interventi sono sempre molto oculati ed inerenti alla musica. Ma il teatro è un luogo dove si fanno magie. Recentemente ho curato la regia per un’opera di Cimarosa che ha avuto un discreto successo sia in Italia che all’estero. In questi decenni ho potuto realizzare performance che mescolavano bene la parola col suono e l’immagine, grazie anche all’interpretazione in scena di voci e attori eccezionali come Moni Ovadia o David Riondino,  creando situazioni di teatro che non per forza avessero necessità di scenografie, ma che portassero in ambito teatrale un medioevo difficilmente rappresentabile ivi compreso Giovanni Sercambi, per citare un lucchese di cui mi sono tanto occupato.