“D, Missa Solemnis aus D”

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“D, Missa Solemnis aus D”

Come spesso accadeva in passato per personaggi già famosi in vita, anche di Beethoven furono eseguiti diversi ritratti. I più conosciuti sono sei, oggi conservati in diversi musei e alla Beethovenhaus di Bonn. Uno di essi si trova invece presso la collezione privata Walter Hinrichsen di New York ed è quello eseguito dal pittore Joseph Carl Stieler nel 1820: ritrae Beethoven con lo spartito della Missa Solemnis in Re maggiore op. 123. Fu proprio il ritrattista, ammiratore ed estimatore di Beethoven, a volere che nel dipinto apparisse, oltre al titolo dell’opera, anche la tonalità. Lo chiese a Beethoven scrivendo la domanda sul quaderno di conversazione e il compositore rispose sullo stesso quaderno: “D, Missa Solemnis aus D” (Re, Missa Solemnis in Re). Questo particolare ci offre l’occasione per chiarire che in Nordeuropa, diversamente da noi, le note musicali vengono indicate ancora oggi con le lettere dell’alfabeto, ma non iniziando dal Do, bensì dal La; ecco dunque che la tonalità della Missa Solemnis è in tedesco D-dur, corrispondente appunto al nostro Re maggiore, cioè la quarta lettera dell’alfabeto iniziando dalla A che per loro è il nostro La. Settima nota è per noi il Si, corrispondente alla loro B, mentre il nostro Do è il loro C e via di seguito. Per carità, nessuna paura o confusione poiché in realtà non cambia niente, sia nella tecnica compositiva, che nell’esecuzione. E visto che parliamo della Missa Solemnis, ricordiamoci anche la bellissima e famosa annotazione autografa che Beethoven pose sulla prima pagina dello spartito originale prima dell’inizio del Kyrie: “Von Herzen möge es wieder zu Herzen gehen” (dal cuore possa andare ai cuori), efficace sintesi scultorea del principio informatore di ogni arte.