Virtù e virtuosismo: da Cecilia ai Puccini

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Virtù e virtuosismo: da Cecilia ai Puccini

Il giorno 22 novembre è dedicato a Santa Cecilia vergine e martire. Questa data trascorre oggi nella generale indifferenza, non coincidendo con nessuna festa o semplice memoria religiosa o civile. Ma non era così in passato, almeno sino alla fine del secolo diciannovesimo. In quel giorno e nella sua vigilia, in quasi tutte le città, le confraternite laicali di musicisti celebravano solennemente la festa di Santa Cecilia con messa e doppi vespri in cui eseguivano importanti servizi liturgici. È noto infatti che da secoli i musici si congregavano, quasi immancabilmente, sotto la protezione della  santa romana.

statua di s. cecilia
Statua di S. Secilia

 

L’origine del patrocinio risiede in un’arbitraria interpretazione del testo della Passio, ambientata in Roma nel III secolo. Cecilia, fatto voto di verginità, fu fidanzata suo malgrado a un pagano di nome Valeriano. Il testo autentico narra che durante la cerimonia nuziale gli strumenti suonavano allietando i convitati; ma la ragazza, presa d’amore tutta e solo per  Cristo Salvatore, ‘salmeggiava’ a lui nel suo cuore, promettendogli di restare immacolata. Riuscì nel suo intento grazie all’aiuto celeste. A seguito di ciò anche Valeriano e suo fratello Tiburzio si convertirono, e ne furono martirizzati; così come Cecilia, decapitata per non voler sacrificare agli idoli. Nella struttura del racconto il canto e la musica sensibili stanno piuttosto sul piano negativo e pagano delle nozze terrestri, contrapposti all’armonia interiore e pura della vergine consacrata. Ma ecco l’interpretazione barocca della storia, come la riporta il musicista e trattatista Adriano Banchieri, non a caso nel suo Organo Suonarino (1611):

Adriano Banchieri

Mentre si celebravano le di lei nozze, ivi furono concertate cantilene secondo l’uso di quei tempi; ma la Vergine Santa sprezzando quelle armonie mondane, rivolta al Cielo cantava Sacri Hinni & Lodi cordiali al suo dolcissimo Sposo Gesù Cristo. Di quivi la Santa Madre Chiesa à gli 22 Novembre ogn’anno canta nella di lei festività queste parole. Cantantibus organis Cecilia Virgo Soli Deo decantabat dicens …

            L’antitesi tra pagano e cristiano si è trasformata in quella tra ‘armonie mondane’ e ‘Sacri Hinni & Lodi’, cioè tra un uso profano e un uso devoto della musica; che è poi il tipico problema del musicista all’epoca della Controriforma. Ma sin dal XIV secolo l’iconografia della santa è caratterizzata dalla presenza di strumenti musicali e in particolare dell’organo (l’antico organo portativo, di piccole dimensioni) che Cecilia tipicamente sorregge, seguendo in modo fuorviante la triplice ripetizione di ‘canticus organis’; come vediamo poi in tante opere rinascimentali e in particolare nella celebre Estasi di Santa Cecilia di Raffaello.

Estasi di S. Cecilia di Raffaello
Estasi di S. Cecilia di Raffaello

 

La mentalità barocca, con caratteristica metafora, legò la complessa immagine di virtù (cristiana) di Cecilia a quella del tutto pragmatica di virtuosismo (musicale) degli esecutori che andavano corporandosi nel nome della santa. Fu complice in ciò l’identificazione del ruolo ‘virtuoso’ della musica, in senso morale, ove essa sia opportunamente indirizzata alla lode divina. Da qui la necessità, in seguito affermata e anche pretesa, di uno stile musicale appropriato alla chiesa. Ma da qui anche l’immagine del musicista che attraverso la sua arte, intermediaria tra cielo e terra, deve innalzarsi dalla quotidianità e attingere il sublime, deve ‘delectare’ istruendo; così come tutta l’arte cattolica post-tridentina è chiamata a fare. Questa immagine ambivalente del virtuoso accompagna l’evoluzione della professione musicale sino all’Illuminismo.

Chiesa di S. Giovanni e Reparata
Chiesa di S. Giovanni e Reparata

E anche Lucca, come sappiamo, era ricca di virtuosi. Essi si erano uniti in sodalizio verso la fine del Seicento, ponendo la loro sede nella chiesa collegiata dei SS. Giovanni e Reparata. Le finalità della confraternita erano, come sempre, di tipo devozionale e assistenziale. In un mondo che dava ampio spazio alle pratiche di culto, la salute dell’anima era una delle prime preoccupazioni: uno degli obblighi era la celebrazione di messe di suffragio per i confratelli defunti. Si dovevano poi recitare le litanie della SS. Vergine e vari tipi di orazione (per i vivi e per i morti) in ogni ‘tornata’ o adunanza. Il criterio della mutua assistenza era molto utile in assenza di istituzioni previdenziali: era previsto, per esempio, di soccorrere con elemosine i compagni bisognosi o le loro famiglie. Non si scorge invece, a Lucca, quella funzione di controllo dell’attività, per intenderci tipo ‘albo professionale’, che è poi lo scopo precipuo delle antiche corporazioni di mestiere, e che varie fraternite ceciliane di altre città conservano ancora nel Settecento.

Chiesa di S. Romano
Chiesa di S. Romano

Ma il culmine della vita associativa era la celebrazione della festa del 22 novembre, in cui i musici commissionavano a se stessi un triplice e ricco servizio con solisti di canto e strumento, coro (se possibile doppio) e orchestra, coinvolgendo città e autorità. La scelta annuale dei tre maestri di cappella che dovevano concertare e dirigere i servizi avveniva tramite estrazione a sorte da un’urna, ove i nomi erano stati preventivamente ‘imbussolati’. Leggiamo di seguito alcuni passi di una descrizione, fatta da Antonio Puccini, della messa solenne del 1818. La festa si celebra per la prima volta in S. Romano, la nuova sede dopo le soppressioni napoleoniche e la trasformazione di S. Giovanni in archivio pubblico.

Antonio Puccini
Antonio Puccini

Feci l’Alleluja a 8 col Cantantibus Organis a Solo di Soprano con Orchestra di Soli Stromenti da Fiato del mio povero Figlio Domenico. All’Offertorio un ben longo Concerto di Ceccarelli Primo Violino. All’Elevazione un piccolo Concerto il Fagotto Galli. La prima Cantoria era corredata di 2 sottopalchi come a S. Croce. L’Orchestra era ben numerosa. I Bassi si facevano sentire perché vi erano 3 Violoncelli 4 Contrabassi un Fagotto un Trombone, ed un Controfagotto. Li Stromenti da Fiato Oboe Clarinetti Flauti Corni, e Trombe. Viole 4. Violini non ne so precisamente il numero ma saranno stati non meno di 16. Sua Maestà con la Real Famiglia ci onorò di venire da Marlia e stare a tutta la Messa, e si sa che ne rimase molto contento, solo li parve un po’ longa. Più longa sarà sembrata al Padre Pardi che cantò Messa dovendo stare più di mezz’ora all’Altare per il Concerto all’Offertorio.

Ricordiamo che oggi le associazioni musicali riuniscono gli ascoltatori, non i musicisti.

 

Articolo pubblicato su LuccaMusica cartaceo nel novembre del 2003