Maurice Ravel e il Grand Prix de Rome

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Maurice Ravel e il Grand Prix de Rome

Il Grand Prix de Rome era in passato un premio prestigioso che il ministero della cultura francese assegnava ai vincitori di diverse discipline fra cui la musica. Il nome era dovuto al fatto che il vincitore aveva diritto ad un soggiorno di 40 mesi a Roma, con lo scopo di approfondire la conoscenza della materia di propria competenza. Il limite di età era di 30 anni e il soggiorno romano premiava solo il primo classificato, mentre il secondo e il terzo acquisivano il diritto di partecipare l’anno successivo ma sempre con il vincolo della prova eliminatoria e dell’età.

Vi partecipò diverse volte anche Maurice Ravel, senza tuttavia conquistare mai il primo posto; iniziò nel 1901 a 26 anni, un po’ “vecchio” visto che la maggioranza dei partecipanti era intorno alla ventina. Ravel non dava in realtà molta importanza al premio, ma lo intrigava il soggiorno a Roma e soprattutto il desiderio di dimostrare ai genitori di essere riconosciuto come valente compositore.

Nel 1905, a trent’anni, ci riprova, è l’ultima chance. Ravel è già conosciuto come validissimo compositore con uno stile rinnovatore della musica francese con il Menuet antique, l’Habanera (riutilizzata poi per la Rapsodia Spagnola), Pavane pour une infante défunte, Jeux d’eau e il Quartetto d’archi. Ma è proprio il suo stile innovatore che non piace alla giuria legata a vecchi schemi, prigioniera dei canoni classici del passato, formata da giudici (forse parrucconi è un termine troppo forte) ma sicuramente conservatori. Ravel non vince e la cosa scatena una campagna di stampa che ridicolizza la giuria. La lezione viene capita dalla direzione del premio che, azzerate tutte le cariche, cambia rotta e nomina direttore del conservatorio e primo membro giudicante Gabriel Fauré. Un cambiamento che non si poteva evitare.