A colloquio con… Stefano Agostini

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A colloquio con… Stefano Agostini

Ti sei esibito per la “Cluster” mescolando il suono antico del flauto con quello moderno

Mi piace suonare i flauti più diversi, quelli di bambù appartenenti alle culture extraeuropee e i flauti storici come il traversiere barocco. Non credo nelle specializzazioni, sono interessato alla molteplicità delle esperienze in un percorso di continuo arricchimento e ripensamento.

Hai creato quindi un percorso storico dello strumento…

In realtà volevo trovare collegamenti tra le sonorità prodotte dalla ricerca contemporanea e le modalità esecutive proprie degli strumenti antichi: glissandi, doppi suoni, armonici, intervalli microtonali si ritrovano anche nelle culture musicali extraeuropee più antiche. Sono affascinato dalle sonorità che si possono trarre da un semplice flauto di canna.

Parlaci brevemente dei vari flauti di legno che hai suonato

Ho suonato un flauto Bansuri proveniente dal Nepal, uno Shakuhachy giapponese e un flauto Dizi Cinese: tutti di bambù. Ho inoltre inserito nel programma un brano del barocco francese eseguito con il traversiere di legno.

Un bell’impegno presentare un programma con tre “prime assolute”!

E’ stato un concerto per me molto impegnativo ma molto interessante. E’ stato un piacere collaborare con i compositori per i brani in prima esecuzione, sono molto diversi tra loro e mi hanno dato modo di approfondire gli aspetti più diversi dell’esecuzione, dal dominio delle diverse modalità di emissione in Benedetti, al virtuosismo del gesto strumentale di Lazzarini, fino alla teatralità di Giannotti. Ho inoltre ripreso alcuni lavori scritti per me negli anni passati, frutto della collaborazione con gli autori Terreni, Gottardo e Biasioni.

Nel concerto di Lucca, a conferma del tuo eclettismo, hai suonato contemporaneamente il flauto e varie percussioni

Questo è previsto nel brano di Massimo Biasioni, da me richiesto come una provocazione nella continua ricerca di andare oltre il limite del semplice gesto strumentale.

Pensi che ci siano ancora nuove sonorità da poter ricavare dal flauto ?

Molto è stato sperimentato e ricercato nella seconda metà del secolo scorso, spesso la musica contemporanea ha finito per abusare degli effetti sonori proponendo una sorta di catalogo. A me interessa riproporre quelle sonorità in un contesto comunicativo ed emozionale. Per questo è molto interessante la pratica dell’improvvisazione e ricercare la complicità del pubblico, affascinato dalla misteriosa sonorità di un semplice soffio.

Un consiglio per un giovane che sta per avvicinarsi allo studio di questo strumento.

Essere curioso, non fermarsi ad un genere musicale, ascoltare di tutto, provare tutti gli strumenti, stupirsi per il bellissimo suono soffiato che si può ricavare da una bottiglia.